Perché Mosca e Damasco danno l’impressione di boicottare la presenza di esperti a Duma, teatro del sospetto attacco chimico lo scorso 7 aprile.Il copione è noto. Il 7 aprile i media internazionali parlano di un sospetto attacco chimico contro i civili a Duma, l’area della Ghuta orientale nei pressi di Damasco. Le immagini che rimbalzano in tutto il mondo mostrano il trattamento “anti-chimico” verso bambini e civili. I media parlano di oltre 100 morti. Una settimana dopo, il 14 aprile, alla fine di un batti e ribatti internazionale tra Stati Uniti, Russia e Siria, Washington, Londra e Parigi decidono di attaccare militarmente alcuni siti del governo di Bachar al-Assad.
Il mistero dell’uso di armi chimiche. Russia e Siria hanno negato fin da subito l’uso di sostanze chimiche a Duma. Mosca si è spinta anche più in là. Poco dopo il sospetto attacco chimico ha inviato la sua polizia militare a presidiare l’area sobborgo di Damasco. Perché la Russia è intervenuta repentinamente a Duma? Qual è il senso della veloce decisione di Mosca a inviare i propri uomini a Duma davanti a un sospetto attacco chimico?
Gli Stati Uniti hanno cominciato a gettare i sospetti sull’esercito siriano e a accusare la Russia di appoggiare “l’animale Assad”. Washington ha avuto l’appoggio della Francia, Macron è stato il primo a dichiarare di avere le prove dell’uso di armi chimiche a Duma, facendo intendere le responsabilità del presidente siriano. Poi è intervenuto Donald Trump che ha calcato la mano. Il presidente Usa ha accusato frontalmente AssadIl presidente Usa ha accusato frontalmente Assad dichiarando di avere le prove dell’utilizzo di agenti chimici a Duma.
Dopo i raid militari condotti dagli americani, insieme a francesi e britannici, si è aperta di nuovo la partita dell’ingresso degli esperti di sostanze chimiche a Duma: gli ispettori dell’Opac, l’Organizzazione Internazionale per la Proibizione delle Armi Chimiche. L’atteggiamento di Russia e Siria sembra quello del boicottaggio, nonostante il via libera delle Nazioni Unite. Prima hanno detto no agli esperti per mancanza di condizioni di sicurezza. Poi hanno spiegato che mancava il benestare del segretariato Onu. Smentiti su questo punto hanno dovuto ripiegare e consentire l’ingresso.
Cosa nascondono Russia e Siria? E cosa c’è dietro il loro ostruzionismo? Il ministro degli esteri Serghej Lavrov ha ribadito che non ci sono prove di attacchi chimici. E ci ha tenuto a precisare che la Russia non ha manomesso alcunché a Duma. Però qualche giorno fa, prima dell’operazione militare, la diplomazia russa ripeteva più volte che gli americani minacciavano l’intervento per distruggere le prove di un attacco chimico “costruito” dai Paesi occidentali. Se così fosse, non si capisce perché Mosca ha tentato fino all’ultimo di evitare l’ingresso degli ispettori.
Con queste premesse viene naturale sospettare che qualcosa non torna? La melina russo-siriana è servita a prendere tempo per far sparire prove compromettenti? Il 18 aprile gli ispettori Opac saranno dentro Duma. E forse sapremo se i report che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ricevuto dalle associazioni mediche presenti nella Ghuta abbiano rilevato il giusto: a Duma sono state usate armi chimiche.
Ovidio Diamanti
A pensare male ogni tanto …
[…] 16 aprile 2018 in Editoriale // Cosa nascondono Russia e Siria a Duma? […]
Il fatto che gli ispettori Opac hanno atteso diversi giorni prima di entrare puzza di zolfo, anzi di cloro…