Blinken visita l’Africa. Gli Usa tornano in gioco sul continente

Dopo Lavrov e Macron, il segretario di Stato Usa Anthony Blinken visita l’Africa. Gli Stati Uniti ritornano nel continente per colmare il vuoto politico-economico lasciato da Trump.

A volte ritornano. Gli Stati Uniti riaprono la partita africana, revisionando la strategia di Donald Trump che aveva lasciato campo libero a Russia e Cina. Il Segretario di Stato Usa Anthony Blinken visita l’Africa per ribadire l’impegno americano nel continente. Nel tour di 5 giorni, Blinken va in Sudafrica, Congo e Ruanda.

Il viaggio del capo della diplomazia statunitense segue quello del ministro degli esteri russo Serghei Lavrov nel mese di luglio (Lavrov d’Africa) e la missione diplomatica del presidente francese Emmanuel Macron.

Il capo dell’Eliseo è stato in Camerun, Benin e Guinea Bissau per discutere sui temi del terrorismo islamico. Il capo della diplomazia russa è andato in Congo, Egitto, Etiopia e Uganda con l’intento di comunicare l’estraneità della Russia al blocco del grano ucraino di cui fruiscono molti Paesi africani. Lavrov ha scaricato la colpa della crisi del grano sull’Occidente. Scopo della sua visita era quello di rinsaldare le alleanze africane della Russia, sempre più isolata sul piano internazionale e a rischio di default per le sanzioni internazionali.


Gli Usa riaprono la partita africana

La Casa Bianca non ha voluto rimanere indietro e segue con attenzione gli equilibri in Africa. Il campanello d’allarme ha suonato durante la sessione dell’Assemblea generale dell’Onu dello scorso marzo quando si è votata la risoluzione di condanna della Russia per l’aggressione all’Ucraina. In quell’occasione i Paesi africani si sono spaccati in due. In 28 hanno approvato la risoluzione; 25 si sono astenuti o non hanno votato mentre 1 ha addirittura votato contro.

Sono in parte gli effetti della politica isolazionista di Trump. Per l’ex-presidente alcune zone africane, soprattutto il centro-sud, erano “shithole”, letteralmente gabinetti. Un’espressione colorita, a cui Trump ci aveva abituato, che stava a significare di non perdere tempo con queste aree.


La svolta africana degli Stati Uniti


Qualcuno però ha provato a colmare il vuoto politico-economico lasciato dagli Stati Uniti in quegli anni. Tra questi Russia e Cina. Pechino aveva già iniziato una intensa campagna di penetrazione economica e politica sul continente e con Trump ha avuto la porta spalancata. La Russia aveva iniziato a estendere la sua influenza, facendo ricorso soprattutto al gruppo di mercenari Wagner. Questi sono stati operativi in Mali e, da qui, si sono spostati in Africa occidentale e in Libia. Non è escluso che agiscano anche in aree dell’est come Congo e Ruanda.

Spesso in stretti rapporti d’affari con le autocrazie locali, i mercenari del Wagner si fanno pagare in oro e diamanti, che vendono in dollari ai cinesi così da permettere alla Russia di aggirare le sanzioni e onorare i debiti internazionali. Com’è noto, il default russo rischia di arrivare non da una crisi di liquidità dei russi ma dall’impossibilità di pagare in dollari i debiti internazionali a causa delle sanzioni con la conseguenza di una retromarcia da parte degli investitori internazionali.


Blinken tesse la tela africana

E’ questo il contesto in cui Blinken visita l’Africa. Per gli Stati Uniti è più che mai necessario riacquistare un’influenza sul continente. Con il Ruanda i rapporti sono buoni, mentre in Congo (ricco di cobalto prezioso all’industria informatica) c’è un forte problema di instabilità e sicurezza e Washington potrebbe cercare di dare una mano al governo di Kinshasa. Rimane anche alta la tensione tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda. Infine il Sudafrica. La più grande economia africana si è astenuta nel voto di condanna alla Russia e il suo presidente ha incontrato Vladimir Putin a Mosca, oltre a Lavrov a Pretoria. Nel Paese ci sono almeno un migliaio di imprese americane e i commerci tra Usa e Sudafrica sono intensi. Blinken sa che gli Usa non possono permettersi di perdere questa partita. E lancia a Pretoria il Global Fragility Act, un investimento decennale da 200 milioni di dollari l’anno. Da qui la sua missione in Africa per parlare di sviluppo, sicurezza alimentare, clima e pandemie. Tutti temi che saranno al centro del summit Usa-Africa a Washington a dicembre 2022.

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