In Ecuador stato di emergenza più soft per i colloqui tra governo e rappresentane indigene. Le misure restrittive erano state introdotte per le proteste violente contro il caro prezzi dei carburanti.
Dopo due settimane di proteste continue, la tensione in Ecuador sembra diminuire. Solo nei giorni scorsi a Quito la polizia ha dovuto intervenire con gas lacrimogeni contro i manifestanti che hanno tentato l’assalto alla sede del Parlamento.
Il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso aveva dichiarato lo stato di emergenza a seguito delle violente proteste contro il governo per l’aumento dei prezzi del carburante.
Le manifestazioni sono sfociate in scontri tra le comunità indigene, che hanno coinvolto studenti e lavoratori, e la polizia nelle province di Pichincha (dove si trova Quito) e nelle vicine Cotopaxi e Imbabura. È in queste tre zone che scatta lo stato di emergenza voluto dal presidente Lasso. Il governo potrà quindi mandare i militari per reprimere le proteste.
Le contestazioni hanno riguardato il raddoppio del prezzo del diesel e l’aumento di quello della benzina nel giro di due anni. Rispetto al 2020 il diesel è passato da 1 dollaro a 1,90 per gallone ( circa 3,8 litri), mentre la benzina da 1,75 è salita a 2,55 dollari.
Le misure, come riporta la stampa locale, sono scattate dal 18 giugno e in vigore per 30 giorni.
Tra le restrizioni previste ci sono il divieto di riunione e associazione, il blocco di internet e telefoni cellulari, coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino. Al divieto di circolazione sono previste eccezioni per motivi di lavoro.
Per Leonidas Iza, presidente del Conaie, la confederazione delle comunità indigene, le misure del governo sono la prova del successo dello sciopero nazionale proclamato una settimana fa.
Nella giornata del 25 giugno, il governo dell’Ecuador ha deciso per un alleggerimento dello stato di emergenza. La scelta ha seguito il primo colloquio tra le parti: da un lato il governo di Quito, rappresentato dal ministro delle autonomie locali Francisco Jimenez e dal ministro degli esteri Juan Carlos Holguin; il presidente del Conaie Leonidas Iza e altri leader sociali in rappresentanza delle comunità indigene dall’altro lato. Intanto, in Parlamento è stata fissata la seduta per discutere della mozione presentata dall’opposizione per rimuovere dall’incarico il presidente Lasso.