La pace dovrà fondarsi su uno stato federale. La Libia confederale può essere la via d’uscita al conflitto tra Bengasi e Tripoli?
Libia confederale? Notiziario Estero lo ha scritto in questo articolo del 2016. La pace, se mai ci sarà, dovrà fondarsi sulla nascita di uno stato federale. Un modello istituzionale diverso da quello che è esistito nel Paese nordafricano fino al tempo di Muhammar Gheddafi, ereditato dall’Italia di Mussolini e da Muhammad Idris.
La scelta del modello di Stato spetta naturalmente ai libici. Ma le elezioni che devono sancire la nascita della nuova Libia, l’assetto istituzionale e la transizione politica ancora non si vedono. Le recenti conferenze internazionali, Parigi e Palermo, le hanno previste e programmate. Poi è arrivato l’assalto del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte di Bengasi, che ha fermato tutto e rimescolato le carte sul tavolo della diplomazia internazionale.
L’idea di “Libia” è recente. E’ vero che gli antichi romani diedero per primi il nome alla regione. Ma poi il termine fu “dimenticato” fino alla colonizzazione italiana nel XX secolo. L’impero ottomano, che dominò la regione per secoli, non conosceva la parola Libia. Esistevano solo le due regioni della Tripolitania e Cirenaica.
I sultani turchi avevano creato un modello di governo particolare. La Tripolitania era un Vilayet, un territorio amministrato da un funzionario nominato dall’impero con competenze che ricordano quelle di un prefetto. La Cirenaica era invece un Mutassaraflik. Era cioè un territorio amministrato da un governatore (il Mutassarif in turco) che aveva una forte autonomia. Quest’ultimo modello fu applicato dai turchi anche per Gerusalemme. In sostanza, la Tripolitania era più vincolata e controllata direttamente dall’impero rispetto alla Cirenaica.
Durante la colonizzazione italiana fu mantenuta, almeno all’inizio, questa formula governativa. Dopo la campagna di Libia del 1911, Roma proseguì con questo modello e individuò un governatore e un funzionario per le due regioni. Solo più tardi, siamo nel 1934, il governo italiano di Benito Mussolini decise di unificare il Paese. Un Regio Decreto del 3 dicembre diede vita alla Libia, fondendo in una sola entità Tripolitania e Cirenaica. Il Duce provò a creare la “quarta sponda” dell’Italia. Ne parla in un celebre libro Sergio Romano.
L’unificazione libica all’italiana non funzionò. Le due regioni mantennero tratti molto diversi, tensioni tribali e una certa dose di campanilismo locale.
La struttura della Tripolitania era fortemente tribale. Coesistevano molti leader locali, in competizione tra loro.
In Cirenaica si era consolidata invece una congregazione religiosa con forti radici culturali tra la popolazione locale. L’epicentro da cui si sviluppò il nuovo pensiero fu l’oasi di Giarabub. Il fondatore fu un riformatore dell’Islam che fece un pezzo di storia della Libia e dei musulmani nordafricani: Mohamed Bin Ali al Sanusi.
La Senussia, questo il nome del suo pensiero innovativo, concepì una versione originale e particolare dell’Islam. Riuscì a diffondersi tra la popolazione, vennero creati monasteri e un rinnovato senso di convivenza fondato su valori comuni, quelli religiosi. La Senussia favorì e promosse i traffici commerciali con l’Italia. La Cirenaica, insomma, divenne uno stato prima dell’avvento del fascismo in Italia e fu Stato dentro lo Stato libico durante il regime. Per questa ragione l’unificazione voluta da Mussolini non poteva durare a lungo. La Tripolitania sotto il giogo tribale, la Cirenaica un Paese avanzato. Troppo sbilanciate le due regioni per potere coesistere pacificamente. Inevitabili le tensioni e destabilizzazioni.
In Cirenaica, durante gli anni del fascismo e quelli del dopoguerra, il leader della Senussia era il nipote del fondatore al Sanusi. Si chiamava Muhammad Idris. Fu uomo di grande cultura. Dopo la fine della guerra, l’Italia non ottenne la restituzione della ex-colonia libica. Fu la Gran Bretagna di Winston Churchill a proporre agli alleati la creazione di un Regno di Libia con Idris come sovrano. Londra voleva mantenere un controllo nella regione mediterranea e vide in Idris lo strumento per governare indirettamente la sponda sud del Mediterraneo.
Il sovrano senussita mantenne sempre la natura politico-religiosa dello Stato, secondo l’insegnamento di al Sanusi. Governò sempre da Bengasi, capoluogo della Cirenaica, rinunciando a trasferirsi a Tripoli individuata capitale del Regno (oltre che della Tripolitania). Fu detronizzato dal colonnello Gheddafi nel settembre 1969 e esiliato in Egitto sotto protezione britannica dove morì nel 1983. Il golpe di Gheddafi rese la Libia più “tripolitana”. Qualcuno ha parlato di un processo di “tripolizzazione” del Paese. La Cirenaica non accettò mai questa condizione. Le più aspre proteste contro il regime del colonnello avvennero proprio qui. Fu a Bengasi e in altre città che i libici scesero in piazza per contestare la politica del Colonnello.
Oggi le due patrie libiche si scontrano a colpi di artiglieria e razzi. Il processo di pace, quando le ostilità cesseranno, non potranno fare a meno di pensare a una confederazione simile a quella americana o svizzera. Che includa oltre a Tripolitania e Cirenaica anche il Fezzan, la regione meridionale spesso dimenticata. Ne vale la sopravvivenza della Libia. La sua frattura in tre parti sarebbe la destabilizzazione continua oltre a una sconfitta per tutti.