Dopo Severodontesk cade Lysychansk. Il Lugansk, nel Donbass orientale, è sotto controllo russo. Almeno l’80% della regione è nelle mani russe. L’esercito di Vladimir Putin, “gli eroi di Russia” come li ha chiamati il dittatore di Mosca, avanza ancora una volta in Ucraina orientale. E le forze armate di Kiev, come scrive la Bbc, ancora una volta arretrano.
La strategia russa di mollare la presa, almeno per il momento, su Kiev e i territori nord-occidentali e concentrare gli sforzi in zone ben definite sta dando i suoi frutti. La Russia è passata nel mese di aprile da una guerra infruttuosa a tutto campo a una tattica mirata a avanzare a piccoli passi con una percorso di conquiste territoriali ben studiato.
Quali saranno le prossime mosse russe? E come reagirà il presidente Volodymyr Zelensky? La risposta alla prima domanda è evidente ed è già in atto: occupare il Donetsk, o “liberarlo” come piace dire alla propaganda russa. Prossima fermata, quindi, Sloviansk, già al centro di attacchi con missili e artiglieria.
La seconda risposta è più complessa. Zelensky ha ordinato il ritiro delle forze ucraine, scegliendo la resa di Lysychansk. Il motivo, ha spiegato il presidente ucraino, è di evitare all’esercito di rimanere accerchiati e subire grosse perdite. Lo schema è lo stesso di Severodonetsk. Prevenire un’altra Mariupol.
Zelensky ha un grande problema: quello di tenere alto il morale di truppe e popolazione. Per questo ha giocato d’anticipo. Sa inoltre che il tempo è dalla sua parte. Attende le nuove armi promesse da Stati Uniti e Paesi europei. Alcune sofisticate. Pur con poche illusioni ripete che i territori derubati dai russi saranno riconquistati. Sa bene che Putin non si fermerà al Donbass. Sa che Kiev tornerà a essere un obiettivo russo.
Forse Zelensky si fida più di Washington che delle cancellerie europee. Probabilmente percepisce il rischio di un distacco e abbandono dell’Europa. Nonostante il lavoro difficile di cucitura politica che sta conducendo Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione Europea ha promosso la conferenza sulla ricostruzione in Ucraina a Lugano. Qui è emerso che occorrono 750 miliardi di dollari per ricostruire il Paese. Un summit che sembra un paradosso nel momento in cui tutta l’Ucraina rischia di tornare sotto attacco dell’artiglieria russa.