La fuga armena dal Nagorno-Karabakh è la conseguenza dell’offensiva azera.
Centinaia di armeni hanno iniziato a fuggire dal Nagorno-Karabakh dopo che l’Azerbaigian ha lanciato una settimana fa un’offensiva per prendere il controllo del territorio separatista. Secondo il governo armeno, 377 “sfollati forzati” sono passati dall’Azerbaigian all’Armenia. L’Armenia ha dichiarato di essere pronta ad accoglierli dopo la vittoria militare dell’Azerbaigian la scorsa settimana in un conflitto che risale alla caduta dell’Unione Sovietica. Il primo ministro Nikol Pashinyan ha detto domenica che si aspetta che circa 120.000 civili della regione del Caucaso meridionale partiranno per l’Armenia perché non vogliono vivere in una parte dell’Azerbaigian e temono “il pericolo di pulizia etnica”. L’Armenia ha affermato che più di 200 persone sono state uccise e 400 ferite nell’operazione militare in Azerbaigian la scorsa settimana. Il destino della popolazione di etnia armena, che costituisce la maggioranza della popolazione del Nagorno-Karabakh, ha sollevato preoccupazioni a Mosca, Washington e Bruxelles. I combattenti separatisti del Nagorno-Karabakh – un territorio riconosciuto a livello internazionale come parte dell’Azerbaigian ma precedentemente governato dalla Repubblica separatista dell’Artsakh – sono stati costretti a dichiarare un cessate il fuoco mercoledì dopo una decisiva operazione militare di 24 ore da parte dell’esercito azerbaigiano molto più grande. Il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev ha dichiarato lo scorso 21 settembre la vittoria sull’enclave, affermando che è completamente sotto il controllo di Baku e che l’idea di un Nagorno-Karabakh indipendente è stata finalmente confinata nella storia. Ha promesso di garantire i diritti e la sicurezza degli armeni che vivono nella regione, ma anni di incitamento all’odio e di violenza tra i rivali hanno lasciato cicatrici profonde. L’Azerbaigian, che è prevalentemente musulmano, ha detto agli armeni, che sono Cristiani, che possono lasciare il paese se vogliono.
1,2,3,4,5: prova
Gli Armeni del Nagorno-Karabakh sono stati oggetto di un nuovo, violento, ingiustificato attacco azero in aperta violazione dell’accordo di tregua in vigore dal 2020. Le forze di interposizione russe non hanno, ahinoi, difeso efficacemente la linea di tregua e, in particolare, hanno abbandonato in mano azera il corridoio di Lachin, che garantiva il collegamento fra il Nagorno e la madrepatria armena, ed hanno altresì consentito al disarmo delle forze di autodifesa del Nagorno esponendone la popolazione all’arbitrio azero. Continua così, con prospettive allarmanti, la sofferenza del popolo armeno, già vittima del primo genocidio del ‘900, e costantemente sotto attacco da parte dei suoi tradizionali nemici. Il popolo armeno del Nagorno-Karabakh ha diritto all’autodeterminazione per mezzo di referendum sotto controllo ONU poiché, sia chiaro, i confini amministrativi delle repubbliche ex sovietiche (Azerbaijan sovietico) non si traducono automaticamente in confini politici degli stati indipendenti post- sovietici in spregio al principio di nazionalità (ciò vale, peraltro, anche per i territori russo-etnici di Donbass e Crimea). E’ ora urgente che gli Armeni siano difesi dall’aggressione in atto con l’invio di un corpo di spedizione ONU che assuma il controllo dei territori invasi (Nagorno-Karabakh e corridoio di Lachin) o che, in mancanza, supplisca un’adeguata iniziativa multinazionale degli stati interessati a respingere l’aggressivo progetto neo-ottomano guidato da Turchia ed Azerbaijan, nella regione presumibilmente avversato, fra gli altri, da Iran, Georgia, Siria, Bulgaria, Grecia, Serbia. E’ poi altrettanto urgente che l’Italia rompa gli indugi schierandosi con chiarezza nelle sedi internazionali, insieme ad Ungheria, Francia, Germania ed Olanda, a fianco degli Armeni aggrediti.
28/9/2023
Nearco 7