Il nuovo round di colloqui tra Russia e Ucraina si conclude ancora con una fumata nera.
Il primo giorno di primavera comincia con il nuovo colloquio, in video collegamento, tra negoziatori russi e ucraini. La Russia ha fatto all’Ucraina una proposta con ultimatum. Mosca chiede le città di Mariupol, Kharkiv e Kiev. Un’offerta chiaramente inaccettabile per l’Ucraina perché comporta uno smembramento territoriale dello Stato e una lacerazione della sua integrità territoriale.
Qualunque proposta, spiegano i negoziatori, sarà decisa dal presidente Volodymyr Zelensky e da Vladimir Putin. Qualsiasi accordo con la Russia, ha spiegato Zelensky, sarà sottoposto a un referendum in Ucraina.
Zelensky ha anche cambiato strategia. Dopo la chiara posizione della Nato a non avviare il percorso di adesione dell’Ucraina nell’alleanza, Zelensky ha chiesto che le garanzie di sicurezza vengano date da alcuni Paesi membri della Nato.
Lo scorso 15 marzo cera stato qualche segnale positivo nel proseguimento del quarto round negoziale tra russi e ucraini. I colloqui erano cominciati il 14 marzo con pochi risultati e rinviati al giorno successivo. Il tavolo negoziale ha dato qualche speranza tanto che l’ufficio di presidenza dell’Ucraina ha parlato di atteggiamento più costruttivo da parte della Russia. Come risposta al cambio di comportamento di Mosca, Zelensky ha detto che il suo Paese è favorevole a valutare la neutralità e a ammettere di non entrare nella Nato. Sono passi da gigante rispetto ai giorni scorsi. A rimettere tutto in gioco ci ha però pensato lo stesso Putin che ha definito “poco seria” l’Ucraina. Intanto, arrivano a Kiev i primi ministri di Polonia, Repubblica ceca e Slovenia. Hanno incontrato Zelensky e portano la solidarietà dell’Ue all’Ucraina.
Passi in avanti rispetto al giorno prima, il 14 marzo, quando era emerso che anche il quarto round in videoconferenza dei colloqui tra Russia e Ucraina si era concluso con un nulla di fatto. Tutta la stampa internazionale ha riportato che non si è ottenuto nulla se non la volontà di proseguire i negoziati. Un segnale che la Russia intende tenere la porta aperta. I colloqui erano stati sospesi e rinviati al giorno successivo.
Le delegazioni di Russia e Ucraina si sono incontrate la prima volta il 28 febbraio al confine ucraino-bielorusso, nei pressi del fiume Pripyat, regione di Gomel in Bielorussia. Alla fine il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accettato la proposta di dialogo offerta da Mosca, rifiutando però che i colloqui si svolgessero a Minsk, come inizialmente ipotizzato. Successivamente sono avvenuti altri due colloqui sempre in Bielorussia.
Cos’è successo ai colloqui tra Russia e Ucraina
Il quarto round di colloqui si chiude con un nulla di fatto e un rinvio al giorno successivo. L’incontro è avvenuto il 14 marzo in videoconferenza. E’ stato rinviato al 15 marzo. E’ positivo il presidente ucraino Volodymyr Zekensky che ha notato un cambiamento nel comportamento russo. Zelensky ha visto un atteggiamento più costruttivo nella delegazione russa.
Il terzo round di colloqui tra russi e ucraini è avvenuto a Brest e ci sono piccoli segnali di progresso. Passi avanti sono stati fatti sul fronte dei corridoi umanitari. Inoltre, il portavoce di Putin Dmytri Peskov ha detto alla stampa che la Russia può cessare in qualunque momento l’operazione speciale se Kiev accetta le condizioni russe. Che sono la modifica della Costituzione introducendo il principio che l’Ucraina non aderirà ad alcun blocco; il riconoscimento della Crimea come territorio russo e dell’indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Lugansk. Zelenski aveva già anticipato che era disponibile a valutare il no alla Nato, ma che non avrebbe ceduto su Crimea e repubbliche del Donbass.
Nel secondo round di colloqui avvenuto il 3 marzo nella foresta dei bisonti in Bielorussia, russi e ucraini hanno trovato l’intesa su una tregua umanitaria. Il cessate il fuoco consentirà di soccorrere e portare aiuto alla popolazione civile. Oltre alla tregua i delegati hanno parlato anche di altri due temi: la questione militare e la soluzione politica del conflitto. Nulla è trapelato della discussione. Zelenski però ha fatto intendere di essere pessimista. Ora si attende il terzo round.
Le due delegazioni hanno individuato una serie di punti su cui è possibile trovare posizioni comuni. A spiegarlo è stato in serata il capo delegazione russo Vladimir Medinsky, già consigliere del presidente Vladimir Putin. Medinsky ha fatto sapere che nei prossimi giorni avrà luogo un nuovo incontro tra le delegazioni al confine tra Polonia e Bielorussia.
Anche il rappresentante ucraino, Mykhailo Podolyak, consigliere dell’ufficio presidenziale, ha detto all’incirca la stessa cosa, affermando che le delegazioni hanno individuato una serie di questioni importanti sui quali hanno “delineato alcune decisioni”.
Kiev ha chiesto a Mosca nei negoziati come condizione principale il cessate il fuoco immediato con il completo ritiro delle truppe russe dal Paese. Inoltre, Zelensky ha richiesto la creazione di una no-fly zone per i russi su tutto il territorio ucraino.
Zelensky firma la richiesta ufficiale di adesione all’Ue
L’Ucraina ha fatto richiesta per aderire all’Unione Europea con una procedura speciale che comporta l’ingresso immediato. Il presidente ucraino Zelensky ha firmato la richiesta ufficiale di Kiev di aderire all’Unione europea. Il documento sarà presentato alle autorità di Bruxelles con il sollecito ad avviare una procedura speciale per consentire all’Ucraina di entrare nell’Ue.
Il presidente Lukashenko si è assunto la responsabilità di garantire che durante i colloqui tutti i mezzi militari di terra, aria e mare collocati in territorio bielorusso rimarranno fermi finché le rispettive delegazioni non avranno fatto ritorno.
Il presidente Zelensky ha spiegato di non avere grandi aspettative sull’incontro con i russi. Ha accettato perché nessun cittadino ucraino possa dire che il presidente non ha fatto ogni sforzo per mettere fine al conflitto.
Aggiungo, come nota di chi scrive, che c’è anche il motivo di non offrire a Mosca un pretesto per addossare all’Ucraina la responsabilità di continuare la guerra. Zelensky non parteciperà all’incontro. Lui, insieme al primo ministro e e al comandante dell’esercito, rimangono a Kiev attualmente sotto assedio.
Prima dell’invasione russa del 24 febbraio scorso, Zelensky aveva proposto a Vladimir Putin un incontro. Il presidente russo non ha risposto.
In vista del colloquio, il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiarito che il governo di Kiev non ha intenzione di arretrare di un solo centimetro. Ha specificato che la delegazione ucraina andrà a incontrare i russi per ascoltare le loro proposte e dire ai russi cosa pensa il governo di Kiev di questa guerra.
Le autorità ucraine hanno anche aggiunto che non accetteranno alcuna resa se è questo che i russi chiederanno. Il loro punto di vista è che l’annuncio di Putin di mettere in stato di allerta il sistema di deterrenza nucleare sia un ulteriore tentativo di fare pressione su Kiev. Non a caso, hanno spiegato dalla capitale ucraina, l’annuncio è arrivato poco dopo la diffusione della notizia dell’incontro tra le due delegazioni.
La dichiarazione del presidente ucraino del 15 u.s. di disponibilità, da parte del suo paese, a permanere in una posizione di neutralità, se verificata sincera e affidabile, potrebbe costituire la base dapprima per una tregua, e poi per un trattato di pace che concluda il conflitto in corso. Tale trattato dovrebbe garantire un’Ucraina neutrale e indipendente. A tal fine essa, ovviamente non aderente né alla NATO né alla UE, dovrebbe potersi armare, anche dall’estero, senza limitazioni, con l’eccezione del divieto di armamenti nucleari e missilistici a medio e lungo raggio. Inoltre dovrebbe ricevere sul suo territorio lo stanziamento permanente di robuste truppe dell’ONU schierate verso i confini di Russia e Bielorussia. Ammissibile, per ipotesi, anche il concorso di truppe di paesi neutrali d’area (Azerbaijan, Iran, India, Myanmar). Inammissibile, invece lo stanziamento o il previsto intervento di truppe occidentali che, di parte, costituirebbero violazione della neutralità. Tali condizioni potrebbero costituire una base appropriata per la ricostituzione dell’equilibrio strategico, e quindi della pace nell’area.
17/3/2022
Nearco 7
Tutto condivisibile. Purtroppo è di questa mattina una dichiarazione di Zelensky nella quale esprime il suo pessimismo sul negoziato. Sembra che Mosca abbia presentato un elenco di 15 punti tra i quali c’è anche la rinuncia ucraina delle repubbliche indipendentiste del Donbass e il riconoscimento della Crimea a sovranità russa.
Per quanto riguarda la difficoltà costituita dalla collocazione statuale di Repubblica federata russa di Crimea e Repubbliche di Donetsk e di Lugansk, ritengo che punto di equilibrio accettabile per le due parti sia l’applicazione a tali entità etnolinguistiche russe del diritto di autodeterminazione dei popoli, da attuarsi con tre referendum sotto controllo ONU.E’ noto, infatti, che i referendum istitutivi delle tre repubbliche non sono stati riconosciuti da gran parte della comunità internazionale, ed è pertanto necessario ripeterli con ampia garanzia di imparzialità. Per quanto riguarda il modello di neutralità a cui far riferimento, aggiungo che mi pare ovvio debba trattarsi di una neutralità permanente dell’Ucraina, secondo il modello austriaco, in modo da garantire la stabilità dell’assetto d’area.
18/3/2022
Nearco 7
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