Dazi auto e sanzioni a imprese europee. Washington sta modificando l’ordine internazionale rovesciando lo storico buon vicinato atlantico
Gli Stati Uniti stanno modificando l’ordine internazionale come lo abbiamo conosciuto dopo la fine della Guerra Fredda. A essere in discussione adesso è la storica relazione di amicizia tra l’America e l’Europa, tra gli Usa e l’Unione Europea. Il buon vicinato scricchiola e il ponte atlantico che collega Washington a Bruxelles dà i primi segnali di cedimento.
Negli ultimi giorni ci sono stati due schiaffi tirati dal presidente Donald Trump all’Europa.
I dazi del 20% sull’importazione di auto
Il primo è l’annuncio di volere imporre dazi del 20% sulle importazioni di automobili negli Stati Uniti dal resto del mondo. La scelta, data per certa anche se non ancora confermata, riapre il grande confronto sui dazi commerciali aperto da Trump su acciaio e alluminio e poi esteso a altri settori.
L’introduzione di tasse in entrata sulle auto prodotte all’estero aprirebbe la porta a una reazione europea uguale e contraria. Con tutte le ricadute commerciali e economiche che ne conseguono.
Ciò che non si capisce, invece, è cosa pensa di fare il presidente degli Stati Uniti con le auto di brand stranieri prodotte negli Stati Uniti. Un esempio è la giapponese Toyota (che controlla una bella fetta del mercato Usa). Un altro esempio è la Chrysler, assorbita dalla Fiat, prodotta negli Stati Uniti e esportata da qui in tutto il mondo, Europa inclusa.
Che senso ha imporre dazi a un prodotto, come quello dell’automotive, simbolo della globalizzazione dei giorni nostri? Trump imporrà dazi alla Toyota che produce e vende negli Stati Uniti? E la Chrysler di Marchionne? Il colosso produce negli Stati Uniti, vende in America, Europa e nel resto del mondo, è di proprietà dell’italiana Fiat.
Sanzioni a imprese europee in affari con Iran
Il secondo schiaffo è la minaccia americana di colpire con sanzioni le imprese europee che continueranno a fare affari con l’Iran dopo il ritiro Usa. Lo ha detto il Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton alla Cnn.
Bolton mostra i muscoli e fa intendere che sull’accordo con l’Iran non si tratta. O con noi, o contro di noi. Anche a costo di incrinare i rapporti con gli alleati.
E’ da capire se quella di Bolton sia la posizione ufficiale della Casa Bianca. Non sembra ad esempio quella del Dipartimento di Stato Usa. Mike Pompeo, segretario di stato fresco di nomina, è ottimista che l’Iran e gli altri firmatari dell’accordo nucleare 2015 decidano di aprire un tavolo per modificare i contenuti dell’accordo.