Summit Nato: Trump minaccia di uscire poi ci ripensa

“Potrei farlo ma non esco dalla Nato”. Così il presidente degli Usa in chiusura del vertice dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles. E annuncia che entreranno 33 miliardi di euro in più.


Si è chiuso il summit più burrascoso della storia della Nato. Tra proposte e rilanci sulla spesa militare e scontri sulla questione energetica con l’ombra russa sulle spalle, la tensione tra i 29 Paesi membri della più potente alleanza militare si è respirata in tutta Bruxelles.
Certo, il Patto  Atlantico ha vissuto nei suoi quasi settant’anni di vita molti momenti difficili e di divisioni. Come con la crisi di Suez nel 1956. Oppure con l’attacco all’Iraq nel 2003. Questa volta però era diverso. I leader giunti nella capitale belga erano consapevoli che la posta in gioco era davvero la sopravvivenza dell’Alleanza Atlantica.
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di uscire dal club atlantico ma poi ci ha ripensato perché la “Nato è più forte di prima”. A convincere il capo della Casa Bianca è stato il raggiungimento dell’obiettivo del 2% del Pil in spesa militare da parte di almeno otto Paesi. Durante il vertice, Trump aveva rilanciato la proposta di aumentare il budget per la difesa al 4% del Pil. In realtà, la proposta di Trump è stata un fallimento perché nessuno Stato -Usa inclusi- destina una simile percentuale del proprio prodotto interno lordo alle forniture militari.
Come ha scritto Franco Venturini sul Corsera del 11 luglio “Trump ha ragione ma sbaglia”. E lo dimostra anche in questo summit dove la divisione era dietro l’angolo. Il presidente Usa ha accusato sempre gli altri soci Nato di avere vissuto della rendita americana sulla sicurezza. Washington ci metteva i soldi e in Europa dormivano sonni tranquilli. Trump ha tentato di invertire questa tendenza e uniformare maggiormente la spesa militare dei Paesi membri dell’Alleanza Atlantica. Però lo ha fatto con il suo solito stile da bullo politico. E pur avendo tutte le ragioni per rivendicare un maggiore sforzo economico agli alleati transatlantici, sbaglia completamente la forma. Prima lanciando un nuovo obiettivo del 4% del Pil per spese militari. Poi minacciando di uscire dal Patto Atlantico (solo il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che Trump in realtà non ha mai fatto questa minaccia).
L’obiettivo del 2% era stato stabilito durante il summit della Nato in Galles nel 2014. Dopo quattro anni la situazione è la seguente:
Sotto l’1% del Pil: Belgio e Spagna (0,53%), Islanda (0,2%), Lussemburgo (0,55%).
Tra 1% e 1,5%: Croazia (1,30%), Olanda (1,35%), Portogallo (1,36%), Italia (1,15%), Albania (1,19%), Slovacchia (1,2%), Danimarca (1,21%), Canada (1,23%), Germania (1,24%), Repubblica Ceca (1,11%), Ungheria (1,08%).
Tra 1,5% e 2%: Turchia (1,68%), Romania (1,93%), Lituania (1,96%), Polonia (1,98%), Romania (1,93%), Francia (1,81%), Bulgaria (1,56%), Montenegro (1,58%), Norvegia (1,61%).
Oltre il 2%: Estonia (2,14%), Regno Unito (2,1%), Grecia (2,27%), Stati Uniti (3,57%). Il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg ha annunciato che anche Lituania, Polonia e Lettonia hanno previsto di raggiungere nel 2018 il 2% del proprio Pil in spese militari. Oltre a questi Stati va aggiunta l’Unione Europea che destina oltre il 2% del proprio bilancio alla difesa.
La dichiarazione finale del summit Nato di Bruxelles 
 

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