Siamo così sicuri che Putin non aggredirà i Paesi Nato?

Il dittatore russo potrebbe tentare il tutto per tutto. Nessuno può dire che Putin non aggredirà i Paesi Nato.

Siamo così sicuri che Vladimir Putin si fermerà davanti ai Paesi Nato? Propongo la domanda in quest’altro modo: dopo il Donbass, dove le forze russe hanno occupato una buona parte di territorio, il dittatore di Mosca attaccherà il resto dell’Ucraina? Farà passi azzardati contro Stati della Nato come Polonia e le repubbliche baltiche? Provo a dare risposte. A me stesso e ai lettori.


False promesse

La comunicazione politica russa sui colloqui con Kiev è palese. La regola è: mostrare al mondo la buona volontà di negoziare con annunci e proclami; fare tutto il contrario sul campo.

In questi 100 giorni di guerra abbiamo assistito a promesse sul cessate il fuoco nei colloqui con Kiev e tiri al bersaglio sui civili evacuati dalle città. Stragi di persone inermi .che ricordano gli eccidi nazifascisti in Italia- e fosse comuni. Come è stato a Bucha, ma anche in altre città ucraine.

Il Cremlino ha detto che potrebbe accettare un colloquio tra Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky promosso dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Quest’ultimo è un dittatore quanto lo è Putin e il bielorusso Lukashenko. Voleva entrare nell’Unione Europea ed è membro della Nato anche se nessuno comprende cosa ci stia a fare. Adesso gioca il ruolo del mediatore, che gli riesce per ora bene ma resta poco credibile.

L’orientamento espresso da Putin di incontrare Zelensky è’ l’ennesimo segnale russo di buona volontà. Vedremo se davvero i due presidenti avranno un confronto o finisce come negli altri casi con un nulla di fatto. Chi scrive è molto pessimista ed è convinto che il dittatore di Mosca e il suo cerchio magico di paggi di corte non abbiano alcun interesse a trattare alcunché.


Putin non si fermerà

Putin insomma non si fermerà. Lo dimostra la tattica sui negoziati. Lo prova la notizia lanciata dal settimanale Newsweek che cita fonti dell’intelligence Usa e occidentali: il presidente russo è malato di cancro ed è sfuggito a un tentativo di omicidio nel mese di marzo.
I rumors su queste cose erano già girati sulla stampa internazionale dal mese di aprile. I servizi di intelligence occidentali non fanno altro che confermarlo.

Le bugie di Putin sull’attacco in Ucraina

Se fosse vero, e ho motivo di crederlo data la smentita dei giorni scorsi del ministro degli esteri russo Serghej Lavrov, un bugiardo seriale, Putin non avrebbe più niente da perdere. Con una malattia che lo divora e possibili agguati dietro ogni angolo, il dittatore di Mosca potrebbe tentare il tutto per tutto. Che significa la guerra totale. Inclusa l’aggressione a qualche Paese Nato sfidando l’alleanza atlantica.


Cosa farà la Nato?

In questa circostanza cosa decideranno i politici e militari del quartiere generale di Bruxelles? Faranno scattare l’articolo 5 del Trattato Atlantico sulla sicurezza collettiva? Se un Paese membro dell’alleanza viene attaccato gli altri Stati intervengono in suo aiuto. Questo dice in sintesi l’articolo 5.

Nel caso russo però c’è un problema. Si chiama armi nucleari. Mosca ne ha tante, molte di più degli Stati Uniti. Far scattare il meccanismo di difesa collettiva previsto dall’articolo 5 vorrebbe dire terza guerra mondiale e soprattutto nucleare. La Nato vorrà rischiare davvero questo? Lascerà al suo destino un Paese membro se attaccato dai russi? In questo secondo caso si porrebbe il problema della credibilità della Nato nel difendere un suo alleato. E sarebbe la disgregazione dell’alleanza stessa.

Putin tutto questo lo sa bene. E potrebbe rischiare il tutto per tutto. Un suo prossimo obiettivo potrebbe davvero essere di riprendersi le tre ex repubbliche sovietiche  Lituania, Lettonia e Estonia. Di sicuro dopo Moldavia e Georgia, che per il momento ha lasciato in sospeso. Un’azione militare nei Paesi baltici rimanderebbe la palla nel campo avverso e spetterà ai membri Nato decidere. Una scelta non facile.

Ritengo molto probabile che Putin faccia questo strappo ulteriore in un futuro non lontano. C’è solo una soluzione che non scrivo ma che è intuibile. E’ la stessa che hanno provato a mettere in pratica a marzo. Forse in questo dovrebbero impegnarsi le intelligence e i governi. Guardando anche alla futura governance del Paese. Ma qui si apre un altro complesso capitolo.

 

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