Raisi: cosa sappiamo della morte del presidente dell’Iran

Ebrahim Raisi è morto. Soprannominato il macellaio di Teheran, governava dal 2021. Cosa sappiamo della morte del presidente dell’Iran.

Il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi è morto. L’elicottero su cui si trovava è caduto a 60 km da Teheran in una zona impervia al confine con l’Azerbaijan. Con lui è morto il Ministro degli Esteri Abdollahian. Nella zona sono arrivate 73 squadre di soccorso, compresi cani da rilevamento, che hanno operato in condizioni meteorologiche difficili, con pioggia e nebbia che riducono la visibilità. Il luogo dell’incidente sarebbe a circa 100 chilometri da Tabriz, vicino a un villaggio chiamato Tavil, in una remota zona montuosa dell’Azerbaigian.

Map showing crash location in Iran

A dare l’annuncio è stata la Tv di Stato iraniana. il giorno prima era stato dato l’allarme sulla scomparsa del velivolo su cui viaggiava il capo dello Stato. in Iran sono stati proclamati cinque giorni di lutto nazionale. Messaggi di condoglianze sono arrivati da tutti i leader mondiali, pur non mancando venature polemiche e di critica. La carica di presidente ad interim passa al vice di Raisi, Mokhber. La guida spirituale dell’Iran, Ali Khamenei, ha conferito a Mokhber il mandato di presidente ad interim. La Repubblica Islamica prevede in caso di morte del presidente che l’incarico provvisorio passi al suo vice per 50 giorni, entro i quali vanno tenute nuove elezioni.

Cosa succederà con l’Iran del nuovo presidente Raisi


Cosa sappiamo del presidente dell’Iran Ebrahim Raisi

Raisi è stato eletto presidente della Repubblica islamica nel 2021. Ultraconservatore, 63enne, soprannominato il “macellaio di Teheran”, Raisi è arrivato al potere di un Paese in preda ad una profonda crisi sociale e ad un’economia messa a dura prova dalle sanzioni statunitensi contro Teheran per il suo contestato programma nucleare.

Cresciuto e formatosi nell’ortodossia sciita iraniana, è stato discepolo dell’Ayatollah Khomeini. Fedelissimo alla Guida suprema e in pole position per la successione, si è dimostrato un intransigente nemico di Israele e degli Stati Uniti, arrivando al massimo livello di scontro con lo Stato ebraico, culminato con il primo attacco iraniano condotto in territorio nemico, sullo sfondo della guerra a Gaza. Con la sua morte, nonostante le rassicurazioni di Khamenei sulla tenuta del sistema, potrebbe aprirsi una fase di turbolenza nel Paese che potrà condizionare i già fragilissimi equilibri del Medio Oriente.


Il Macellaio di Teheran

Lo chiamavano “il boia” o “il macellaio di Teheran”. Si conquistò i soprannomi nel 1988 quando fu uno dei tre componenti della Commissione della Morte, che mandò al patibolo migliaia di oppositori politici. Firmò la condanna a morte di migliaia di persone, tra le cinquemila e le diecimila secondo le associazioni umanitarie e quelle dei rifugiati politici iraniani. Nemico giurato dei mujahidin iraniani e fedelissimo dei pasdaran, non si fece scrupoli a farne uccidere a migliaia per liberare posti nelle carceri iraniane.

Raisi era quindi odiato da molti iraniani per il suo ruolo nelle esecuzioni di massa di prigionieri politici negli anni ’80 e per il suo coinvolgimento di oltre quattro decenni nei sistemi di sicurezza e giudiziari che hanno represso gli oppositori e i critici del regime islamico.

Negli anni ’80, Raisi fu nominato dall’Ayatollah Khomeini, il fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran, come membro di un comitato che si occupava dei prigionieri politici. Questo comitato, più tardi noto come “comitato della morte”, condusse processi che portarono a centinaia di condanne a morte. Le loro famiglie non hanno mai scoperto come, quando o dove furono sepolti. I parenti delle persone giustiziate dopo i processi del “comitato della morte” hanno espresso frustrazione e tristezza per la morte improvvisa di Raisi. Hanno mantenuto a lungo la speranza che un giorno avrebbe dovuto affrontare la giustizia in un tribunale internazionale per crimini contro l’umanità. Ora questo non sarà più possibile.

I suoi sostenitori definiscono Raisi come il presidente dei poveri e dei non privilegiati. Quando è diventato presidente per la prima volta nel 2021, Raisi ha viaggiato in molte parti dell’Iran, promettendo di costruire milioni di case a prezzi accessibili, ridurre l’inflazione e combattere la corruzione. Sotto la sua guida, ci sono state alcune riforme nell’elaborazione di un arretrato di casi giudiziari e i parenti di alcuni funzionari sono stati arrestati per corruzione e concussione. Nonostante ciò, la situazione economica in Iran è peggiorata e gli estremisti hanno imposto restrizioni più severe alla libertà di parola, nonché un codice di abbigliamento più severo per le donne.

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