Tutti i segnali economici che anticipano una recessione globale. E Trump se la prende con la Federal Reserve: “Non è la Banca Centrale del Mondo”.
Il fantasma di una recessione globale si aggira per il pianeta. I segnali economici ci sono tutti. Rendimenti dei titoli a breve più alti di quelli a lungo termine. La frenata dell’economia tedesca e di quella cinese. La tensione a Hong Kong. La guerra commerciale tra Usa e Cina. E Donald Trump che ogni giorno attacca la Federal Reserve, la Banca Centrale degli Stati Uniti, perché non riduce i tassi di interesse. Ma andiamo con ordine.
Titoli di Stato Usa e Gran Bretagna
I rendimenti dei bond a breve termine (2 anni) e a lungo termine (10 anni) di Usa e Gran Bretagna hanno subito un’inversione di rotta. I titoli a breve pagano un rendimento più alto di quelli a lungo termine. Quando avviene questo, significa che è in arrivo una recessione. Nel 2007 i titoli di Stato Usa a breve erano più redditizi di quelli a lungo termine. Poco dopo scoppiò la bolla immobiliare americana che diede vita alla più grande recessione e crisi economica mondiale, portando al fallimento la Lehman Brothers e poi altri importanti istituti finanziari. Nel 2008, la stessa inversione dei rendimenti dei titoli riguardò la Gran Bretagna. Poco dopo la crisi esplosa in America si estese al Regno Unito e poi all’Europa. Fu il segnale del contagio americano al resto del mondo.
Frenata tedesca e cinese
Le inquietudini di una recessione in arrivo aumentano con i dati sul Pil tedesco. L’economia della Germania, quarta al mondo e prima in Europa, ha subito una contrazione e aperto la “recessione tecnica”. Questa condizione si verifica quando il Pil ha variazioni negative per due trimestri consecutivi. Nell’ultimo trimestre del 2018, il Pil era pari a -0,20%. E’ tornato positivo all’inizio del 2019. La debolezza della crescita tedesca ha influenzato l’eurozona e l’Europa. Il Pil nell’area euro e in quella dell’Unione Europea è cresciuto dello 0,20% nel secondo trimestre del 2019. Era dello 0,40% nei tre mesi precedenti. Una situazione che obbliga la Banca Centrale Europea a prendere provvedimenti. Si attendono quindi nuovi stimoli monetari. Non sono solo la Germania e l’Europa a rallentare. I dati sulla produzione industriale cinese mostrano la crescita più bassa negli ultimi 17 anni dell’economia della Cina.
Tensioni economiche internazionali
La crisi interna a Hong Kong e la guerra commerciale continua tra Washington e Pechino rischiano di aprire il campo alla recessione.Gli occhi degli investitori sono puntati su quanto sta succedendo nella ex-colonia britannica. Un intervento militare cinese avrebbe effetti devastanti sui mercati finanziari in considerazione del fatto che la borsa di Hong Kong è la quinta piazza affari al mondo. Non aiuta neppure la tensione sui dazi che prosegue da oltre un anno tra cinesi e americani. L’annuncio recente di Trump di rinviare a dicembre la decisione sull’applicazione di nuove tariffe ai prodotti importati dalla Cina fa prendere fiato. Ma non dà sicurezza agli investitori internazionali.
Trump e la Fed
Il presidente degli Stati Uniti è tornato a attaccare su Twitter la Federal Reserve. Da tempo, il capo della Casa Bianca “aggredisce” la Banca Centrale Usa per la sua decisione di non tagliare i tassi di interesse. “La Fed deve fare qualcosa, ha aspettato troppo e ora è molto molto tardi”, ha scritto Trump sul suo profilo twitter. Il presidente ha anche aggiunto che la Fed è la Banca Centrale degli Stati Uniti e non del mondo.
In questo quadro complesso e difficile, gli investitori internazionali hanno fatto la scelta più ovvia (per loro): vendere i titoli. Le conseguenze si sono viste nei giorni di pre-Ferragosto. Tutte le borse europee sono in forte calo. Parigi ha perso il 2,08%. Francoforte il 2,28%. Londra l’1,42%. Milano il 2,5%. E infine New York con il Dow Jones che perde il 3,05% e il Nasdaq giù del 3,08%.