Il viaggio di Papa Francesco nella terra dei Narcos ha mandato al mondo un segnale religioso e politico.Papa Francesco è tornato in America. Dallo scorso 6 settembre per cinque giorni è stato a Bogotà, la capitale della Colombia. Una visita inusualmente lunga per un viaggio papale. Che mostra però l’importanza che il Vaticano dà al Paese latinoamericano. E al processo di pace in corso tra governo e le Farc, i gruppi ribelli che da 50 anni combattono l’autorità di Bogotà.
L’obiettivo della diplomazia della Santa Sede era chiaro fin dalla vigilia del viaggio di Papa Francesco. Blindare la pace in Colombia e dimostrare che la geopolitica papale del dialogo può condurre a riconciliare le parti e a mettere pace.
Sono stati due gli obiettivi di Francesco in Colombia. Uno religioso, l’altro politico. Il primo è stato di chiedere ai cattolici colombiani, e del mondo, di applicare il precetto evangelico di “amare il nemico”. Il secondo, quello politico, è consistito nel potenziare il processo di pace. Un percorso ancora agli inizi, il Papa ne è consapevole, che per ora ha messo fine a uccidere ma non a odiare.
Dopo 50 anni di guerra civile, oltre 300.000 morti, 6 milioni di persone sfollate, la Colombia sta iniziando ora a muovere i suoi primi passi verso la riappacificazione. Papa Francesco è venuto a porre la mano per il processo di pace. E per questo ha ripetuto nei suoi giorni colombiani che non c’è giustizia senza perdono. Giustizia e perdono, ha cercato di far comprendere il Papa, vanno di pari passo, camminano insieme.
Anni di lacrime e sangue, e ora la Colombia è in una situazione di impasse. Al momento non è più in guerra, ma neanche in pace. E’ corso molto sangue negli anni. E anche la Chiesa Cattolica ha pagato il suo caro prezzo. Dal 1984, sono stati assassinati due vescovi e 89 sacerdoti, mentre almeno 25 religiosi sono stati sequestrati secondo i dati della Conferenza Episcopale Colombiana.
Nella geopolitica papale, la Colombia è un laboratorio politico. Si dimostra che è possibile passare dalla guerra alla pace attraverso un percorso politico che consiste nella non violenza attiva. Da qui il messaggio e invito rivolto dal Papa a trovare un equilibrio tra verità e misericordia.
Colombia dunque come laboratorio, modello da proporre in altre crisi del mondo.
Papa Francesco non ha fatto promesse impossibili. Si è limitato a dare alla Colombia e al mondo un messaggio di speranza e di sostegno diplomatico del Vaticano a risolvere le crisi in corso. Bergoglio conosce benissimo la Colombia. Sa che gli uomini dell’ex-presidente Alvaro Uribe hanno tentato fino all’ultimo di far saltare il viaggio. Nessuna illusione quindi, ma solo un messaggio di riconciliazione e di sostegno al processo di pace.
La diplomazia vaticana punta comunque sempre a evangelizzazione e pace.