Niger: Bazoum vince le elezioni presidenziali con il 55% dei voti

Il candidato del partito di governo, Mohamed Bazoum, è il nuovo presidente del Niger. Forti proteste nel Paese da parte dei sostenitori dell’avversario Mahamane Ousmane.

In Niger Mohamed Bazoum ha vinto le elezioni presidenziali del 20 febbraio con il 55,75% dei voti. Il suo avversario, Mahamane Ousmane, ha ottenuto il 44,25% dei consensi. Si è trattato del ballottaggio elettorale dopo il primo turno dello scorso 28 dicembre quando Bazoum ottenne il 39%, mentre Ousmane raggiunse solo quota 17%.  Ousmane è stato presidente del Niger nel 1993. Nel 1996 un colpo di Stato lo destituì.

Quella del Niger è la prima transizione democratica da un leader a un altro. L’ex-presidente Mahamadou Issoufou si è ritirato dopo avere governato per due mandati consecutivi di cinque anni. Nella campagna elettorale ha appoggiato Bazoum che è stato il suo ministro degli interni e un suo stretto collaboratore.

Dopo l’annuncio della vittoria di Bazoum, ci sono stati scontri soprattutto nella capitale Niamey tra i militanti e sostenitori di Ousmane e la polizia. L’ex-presidente ha accusato brogli e frodi elettorale e i suoi sostenitori hanno protestato nelle strade e nelle piazze bruciando pneumatici e auto. Al Jazeera scrive anche di furti delle urne elettorali e minacce agli elettori.

Il Niger è lo Stato più povero del mondo ed è in prima linea per contenere un’insurrezione islamica. Miliziani jihadisti, in particolare quelli di Boko Haram, hanno compiuto diversi attentati nel Paese con l’intenzione di rovesciare il governo. Nel Paese sono presenti gruppi jihadisti dalla Nigeria sudorientale e dal Mali.


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Secondo la Banca Mondiale, il Niger ha una crescita attesa nel 2021 del 5,5%.

Negli ultimi anni diverse misure – maggiore connettività, piani di performance per la gestione delle tasse e delle dogane – hanno incrementato le entrate fiscali e portato a una spesa pubblica più efficiente ed efficace.

I progressi nei grandi progetti infrastrutturali, come la diga di Kandadji e l’inizio della costruzione dell’oleodotto per l’esportazione di petrolio, dovrebbero sostenere gli investimenti e l’eventuale espansione della produzione e delle esportazioni di petrolio.

La crescita resta esposta a diversi rischi. Il persistere dell’insicurezza regionale esercita una pressione sostanziale sulle finanze pubbliche, con conseguente riduzione degli stanziamenti a settori prioritari come l’istruzione e la sanità. Il settore agricolo, che rappresenta oltre il 40% del PIL e quasi l’80% della forza lavoro, rimane vulnerabile ai cambiamenti climatici. L’elevata dipendenza dai finanziamenti esterni e la scarsa capacità di attuare grandi progetti potrebbero portare a uno slittamento macroeconomico. I ricavi delle esportazioni sono altamente vulnerabili alla volatilità dei prezzi delle materie prime.

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