Il faccia a faccia tra Lavrov e Kuleba non porta niente di nuovo. I ministri degli esteri di Russia e Ucraina non concludono nulla.
Un muro contro muro con qualche fessura che fa da spiraglio. E’ la sintesi del vertice di Antalya, Turchia, tra i ministri degli esteri di Russia e Ucraina svolto con la mediazione turca. E’ il primo colloquio ad alto livello dall’inizio della guerra.
Serghei Lavrov e Dmitry Kuleba non hanno risolto nulla. Degno di nota è il fatto che si siano seduti a un tavolo, accompagnati ciascuno da un negoziatore che ha partecipato alle trattative in Bielorussia. Il segnale è importante perché indica una continuità, ma anche un riconoscimento, dei confronti diplomatici tra le rispettive delegazioni.
Ma veniamo al dunque.
L’incontro non ha portato al cessate il fuoco. Neppure l’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol del 9 marzo, un grande dramma dentro la tragedia di questa guerra, ha convinto a fermare i cannoni.
Intanto, la Russia ha deciso unilateralmente di aprire corridoi umanitari per l’evacuazione degli ucraini a partire dalle ore 10 (9 in Italia) verso il territorio russo.
Qualche spiraglio diplomatico ad Antalya comunque c’è stato. Il ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha dichiarato che l’incontro è l’inizio di un percorso che potrebbe portare a un confronto tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Kuleba ha ricordato a Lavrov che Zelensky era pronto a questo e lo aveva chiesto prima dell’invasione. Lavrov ha risposto che anche Putin era pronto a incontrarsi con il presidente ucraino. Le possibilità di un meeting Putin-Zelensky potrebbero aumentare con la mediazione del presidente turco Recep Tayyp Erdogan.
La Turchia non ha imposto sanzioni alla Russia. E’ un membro della Nato, ha condannato l’attacco russo all’Ucraina e ha consentito che i droni di fabbricazione turca fossero acquistati dagli ucraini. Erdogan adesso gioca la carta di posizionarsi come un attore neutrale, o equidistante, nel conflitto.
Il ministro degli esteri ucraino ha ricordato a Lavrov che l’Ucraina non si arrende e mai si arrenderà. Lavrov ha risposto richiedendo il disarmo dell’Ucraina e lo status di neutralità del Paese. Infine è tornato a accusare l’occidente di fomentare la guerra inviando armi agli ucraini.
La strada del negoziato rimane però complessa e ci vorrà tempo prima di riuscire a trovare una soluzione politica. Lo dimostra la pioggia di bombe che continua a cadere sull’Ucraina. Fonti occidentali spiegano che i russi hanno fatto pochi progressi sul campo e di conseguenza hanno intensificato gli attacchi aerei. Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata.