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Netanyahu non si ferma sulla riforma del sistema giudiziario

Netanyahu non si ferma sulla riforma del sistema giudiziario

Nonostante le proteste di piazza e di alti funzionari israeliani, Netanyahu va dritto sulla riforma del sistema giudiziario.

Benjamin Netanyahu va avanti con la riforma del sistema giudiziario di Israele. Il premier ha dichiarato che non intende fermarsi nonostante le critiche di alti funzionari israeliani e le manifestazioni di piazza. A migliaia hanno partecipato negli ultimi fine settimana ai cortei organizzati per protestare contro la revisione voluta dal governo. Netanyahu è sotto processo per corruzione e ha messo tra i primi punti dell’agenda politica del suo governo le modifiche al sistema penale. L’opposizione sostiene che la riforma potrebbe favorire Netanyahu, facendo saltare il processo o archiviare il caso. La proposta indebolisce il potere della Corte Suprema e dà al governo un maggiore potere sulla nomina dei giudici. Si è schierato contro anche il procuratore generale dello Stato. A Tel Aviv almeno 80.000 persone hanno manifestato lo scorso sabato 14 gennaio. Sulla questione è intervenuto anche il presidente israeliano Isaac Herzog. Ha lanciato il monito che il paese sta affrontando una “storica crisi costituzionale” a causa del piano di riforma giudiziaria e ha spiegato che sta mediando tra le parti interessate per trovare una soluzione. Intanto, un sondaggio, riportato dall’Associated Press, ha rilevato che il 58% degli israeliani ritiene che la Corte Suprema dovrebbe avere il potere di ribaltare le leggi approvate dal parlamento se sono in conflitto con i principi democratici. Il sondaggio, condotto dall’Israel Democracy Institute a ottobre 2022, poco prima delle elezioni, ha intervistato 1.092 persone e ha avuto un margine di errore del 2,8%. Il sondaggio faceva parte dell’annuale “Israeli Democracy Index” dell’istituto apartitico. Lo stesso sondaggio, tuttavia, ha rilevato che la fiducia del pubblico da parte degli ebrei israeliani nella Corte Suprema è scesa al 42% l’anno scorso, in calo rispetto a una media pluriennale del 59,5%. La fiducia nel parlamento era solo del 18,5%. I livelli di fiducia erano leggermente inferiori tra la minoranza araba del paese. Netanyahu e i suoi alleati vedono i cambiamenti come un modo per facilitare il processo di governance e ricalibrare quello che dicono essere uno squilibrio tra il ramo esecutivo e giudiziario del paese.

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