L'ultima tentazione di Trump sullo status quo in Terra Santa

La decisione di spostare a Gerusalemme l’ambasciata americana rischia di avere conseguenze funeste. Hamas organizza la Giornata della rabbia e minaccia una nuova Intifada.

Questa volta il presidente degli Stati Uniti Donald Trump rischia davvero di incendiare il Medio Oriente. La decisione, confermata oggi dallo stesso Trump, di portare la sede dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme avrà conseguenze disastrose. Simili a quelle di chi entra con un fiammifero acceso dentro una polveriera militare.

Il capo di Stato americano riconosce de facto Gerusalemme come capitale di Israele. Mai nessun Paese lo aveva fatto prima, vista la delicatezza della città santa. Il trasferimento a Gerusalemme della sede diplomatica era stato promesso da Trump in campagna elettorale. La questione è rimasta in fase di stallo per circa 10 mesi. Ora però esplode, e rischia di avere conseguenze dirompenti nei rapporti già precari arabo-israeliani.

E non solo tra i due contendenti storici. Il Dipartimento di Stato e il Pentagono avevano avvertito il presidente Usa che la decisione di portare a Gerusalemme l’ambasciata americana può esporre al rischio di attacchi i militari e civili degli Stati Uniti presenti in tutti i Paesi arabi.

La situazione di Gerusalemme è molto complessa. Nella città vecchia c’è il Muro del Pianto e la basilica del Santo Sepolcro, luoghi di culto di giudei e cristiani. C’è anche la spianata delle moschee, terzo luogo sacro per l’Islam dopo la Mecca e Medina. Per questa ragione si è formato un consenso internazionale a tenere le sedi diplomatiche a Tel Aviv in attesa che si risolva la questione dello status di Gerusalemme, questione che solo israeliani e palestinesi possono discutere e affrontare tra loro.

Perché quindi Trump prende una decisione che va contro l’orientamento internazionale? Le sue speculazioni ora minacciano di incendiare tutto il medio oriente, con ondate di protesta nelle zone arabe. Giordania, Egitto, Turchia, i 22 Stati della Lega Araba, i 57 membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica per un totale di un miliardo e mezzo di musulmani. Tutti hanno segnalato il rischio di reazioni popolari incontrollate se gli Stati Uniti spostano la loro sede diplomatica a Gerusalemme. Oltre a loro anche il presidente francese Emmanuel Macron, unico leader europeo, ha espresso la sua preoccupazione.

L’Autorità Nazionale Palestinese ha avvertito Washington che in caso di scelta unilaterale, i palestinesi non riconosceranno più gli Stati Uniti come mediatore imparziale in Medio Oriente. In Palestina cresce la tensione. Hamas, il gruppo di resistenza islamica, ha proclamato per il 6 dicembre la “Giornata della rabbia” e minaccia di lanciare una nuova Intifada.

1 COMMENT

  1. potrebbe essere così oppure potrebbe essere la soluzione del problema. improvvisarsi storici prima dello scorrere della storia non ha mai portato a buoni risultati. tre presidenti americani non sono riusciti ad ottenere risultati seguendo la strada opposta, staremo a vedere se il quarto ha visto la giusta via per chiudere la diatriba. l’opinione di molti attende i fallimenti di questo presidente poco popolare nel mondo occidentale, fallimenti che ancora non si vedono o che alcuni intravvedono. in fondo sono solo pochi mesi di presidenza e sparare giudizi e fin troppo facile

    • Potrebbe anche essere vero. Rimango però convinto che una strategia così dirompente possa avere conseguenze funeste sui già fragili equilibri. Ovviamente, spero tanto di sbagliarmi.
      Ovidio Diamanti

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