L’impotenza degli Stati Uniti in Medio Oriente

Il Medio Oriente è cambiato. Gli Usa sono più deboli. L’impotenza degli Stati Uniti e la perdita di influenza.

La rappresaglie tra Iran e Israele, la guerra a Gaza e l’attacco al Libano ci stanno raccontando, tra le altre cose, l’impotenza degli Stati Uniti in Medio Oriente. Mai come in questa fase storica la diplomazia americana sta mostrando di essere in crisi. Mancanza di iniziativa politica, scarsa leadership, poca credibilità nella regione mediorientale, l’assenza degli Usa si fa sentire e pesa bei rapporti internazionali. Il grande gigante yankee sembra guardare dalla finestra gli eventi mediorientali, limitandosi a fare il tifo per l’alleato israeliano. Manca al Presidente e al suo entourage il coraggio di tirare il guinzaglio al suo alleato, facendo capire chi è il padrone. Complici le imminenti elezioni presidenziali Usa, nelle quali la potente lobby ebraica ha un peso politico rilevante, Joe Biden e Kamala Harris si guardano bene dal mettere sotto accusa la politica del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Dopo le elezioni potrebbe esserci un cambio di rotta, anche se minimo, in caso di vittoria dei democratici. Tuttavia, ciò che emerge è che l’America ha le mani sempre legate quando si parla di Medio Oriente. Questa impotenza si osserva nella crisi tra Iran e Israele. Gli Usa si sono schierati subito al fianco di Israele, fornendo il supporto per l’abbattimento dei missili iraniani scagliati contro le città israeliane. Nonostante la reazione spropositata dell’esercito israeliano dopo i fatti del 7 ottobre 2023 (da Gaza al Libano e ora l’Iran), la diplomazia di Washington non si è mai posta il problema delle conseguenze di un rovesciamento dello status quo mediorientale. Soprattutto, nessuno negli Usa ha mai posto la questione della sproporzionata reazione di difesa di Israele, che va ben oltre la rappresaglia e risposta alla tragedia del 7 ottobre. Oggi gli Stati Uniti non sono più capaci di trovare soluzioni ai problemi enormi della regione. Inoltre l’America è diventata più debole ed il Medio Oriente è cambiato. La domanda è: chi prende il posto degli Usa in questo Medio Oriente in mutamento?

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  1. La crisi mediorientale affonda in una spirale di violenza assai pericolosa causata dal prevalere fra le parti in causa, e i rispettivi popoli, di ideologie estremiste che hanno sbarrato la strada alla sola soluzione equa e ragionevole del conflitto: due popoli, due stati, con pari dignità. I governi israeliani, massime quelli del Likud, hanno sabotato tale soluzione consentendo l’illegale colonizzazione in Cisgiordania (talché è oggi necessaria ai fini della suddetta soluzione l’evacuazione di almeno la maggior parte dei coloni, com’è giusto). Di fronte, poi, all’attacco guerrigliero di Hamas, prendendo spunto dai condannabili crimini di guerra e contro civili commessi in tale occasione, il governo del Likud ha dato il via ad una spaventosa carneficina su un enorme numero di vittime prevalentemente civili che va ben oltre l’eccesso di difesa, come confermato dalla Corte dell’Aja che ha condannato sia la condotta di Hamas che quella del governo israeliano. La situazione si è aggravata in seguito agli estremi a cui è giunta l’annosa pratica israeliana degli omicidi mirati, anche qui ben oltre il concetto di rappresaglia, accompagnata dalle intollerabili aggressioni alle truppe dell’ONU. Ora, tenuto conto che gli Stati Uniti tollerano e sostanzialmente appoggiano le azioni del governo del Likud e che i loro veti sogliono bloccare ogni deliberazione ONU in materia, quali soluzioni potrebbero emergere per disinnescare la spirale di violenza e rimettere in moto il processo di pace? E’ necessario al riguardo che si costituisca un gruppo di stati determinati determinati a rilanciare il processo di pace basato sulla soluzione a due stati con pari dignità sostenendo nell’immediato la tregua, il rilascio degli ostaggi senza condizioni e l’embargo su armi e materiali strategici agli stati e alle organizzazioni che avversano tale soluzione e che praticano illegalità, terrorismo e stragi contro civili, per mezzo di severe sanzioni economiche, politiche, diplomatiche ed ulteriori necessarie a carico di tali entità, a partire da Stato d’Israele ed Hamas, finché non desistano da tali posizioni e comportamenti. Il suddetto gruppo di stati dovrebbe rivolgere il proprio appello direttamente agli stati della comunità internazionale onde bypassare gli improvvidi veti di cui sopra. Tra gli stati che potrebbero promuovere tale iniziativa ipotizzo Spagna, Repubblica d’Irlanda, Egitto, Emirati, Brasile, Sud Africa e India. Segnalo infine l’ iniziativa di Olmert e Al Kidwa, rispettivamente ex capo del governo israeliano ed ex ministro degli esteri dello Stato di Palestina, che stanno effettuando un tour per presentare un interessante piano di pace secondo il principio “due popoli, due stati” e riaprire con coraggio una prospettiva di speranza in questo buio momento.
    21/10/2024
    Nearco7

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