Libia: accordo sul voto alla Conferenza di Parigi

Si vota il 10 dicembre 2018. Intesa tra il presidente Sarraj e il generale Haftar per un percorso comune


E’ cominciata oggi 29 maggio all’Eliseo la Conferenza di Parigi sulla Libia per decidere la road map verso la stabilità del Paese. Il presidente francese Emmanuel Macron ha voluto e promosso il vertice diplomatico, patrocinato anche dall’Onu. Sono 22 i Paesi presenti.
Il documento stabilisce che in Libia avranno luogo le elezioni politiche il prossimo 10 dicembre. L’intesa è stata raggiunta tra tutte le parti, soprattutto i due leader più forti dello scenario libico: Feisal al-Sarraj, presidente del governo provvisorio di Unità Nazionale, e il generale Khalifa Haftar, a capo dell’l’esercito nazionale libico che fa riferimento al governo libico di Tobruk.

Alcune importanti milizie libiche hanno contestato l’accordo. La volontà delle parti presenti a Parigi è però quella di proseguire e tenere duro sul percorso definito. Tolleranza zero verso chi tenta di ostacolare la road map. E’ quanto riportato nella dichiarazione rilasciata dai capi delegazione all’Eliseo.
La Conferenza di Parigi sulla Libia è un percorso che parte da lontano. Ancora prima dell’elezione di Macron alla presidenza della Repubblica di Francia. Il presidente francese ha comunque dato il colpo di reni finale per giungere all’assise internazionale.
Lo scorso luglio, Macron ha incontrato nel Castello di La Celle-Saint Cloud, alle porte di Parigi, Khalif Haftar generale e leader del governo di Tobruk (Libia orientale) e Fayez al-Sarraj, presidente del governo di unità nazionale con sede a Tripoli (Libia occidentale). Oltre al capo dell’Eliseo, si era aggiunto anche l’inviato Onu per la Libia Ghassam Salamé.


L’accordo sulla Libia spiegato in cinque punti


Prima ancora, Serraj e Haftar avevano trovato l’intesa a Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti. L’accordo prevedeva elezioni entro marzo 2018, poi rinviate.
Comunque vada, la Conferenza diplomatica di Parigi sulla Libia segna un trionfo per la Francia. La diplomazia dell’Eliseo e del Quay d’Orsey spegne la luce alla diplomazia italiana, che esce sconfitta sulla partita libica.
Roma aveva puntato tutto, fin dai tempi di Paolo Gentiloni come Ministro degli esteri, sul rafforzamento del governo di unità nazionale libico. L’iniziativa diplomatica di Macron favorisce Haftar, ribaltando il lavoro di Italia, Stati Uniti (allora con John Kerry) e Onu.
 

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