Botta e risposta tra Teheran e Londra. I Pasdaran sequestrano petroliera britannica. Gli inglesi bloccano nave dell’Iran. L’escalation della crisi iraniana.
L’escalation con l’Iran continua. Un blitz dei Pasdaran iraniani ha sequestrato la petroliera britannica Steno Impero. Londra risponde con l’avvertimento a Teheran di liberare la nave oppure ci saranno conseguenze.Nessuno sa in questo momento dove porterà questa crisi che da due mesi porta tempesta. Nonostante le rassicurazioni del ministro degli esteri britannico Jeremy Hunt, autore dell’avvertimento all’Iran, che ha tenuto a specificare che la soluzione deve essere politica e non militare.
I media scrivono oggi che sono tre le incognite sulla crisi. La prima è vedere quale sarà la reazione del presidente americano Donald Trump, sotto pressione dalla sua ala destra John Bolton alla ricerca di un pretesto di guerra. La seconda è vedere fin dove si spingerà la provocazione iraniana. La terza è vedere come cambierà l’atteggiamento britannico quando sarà eletto il nuovo premierla prossima settimana dopo le dimissioni di Tehersa May, premier che molti danno per scontato essere Boris Johnson. Per ora Il governo di Londra ha messo in guardia le sue navi dall’avvicinarsi allo stretto di Hormuz.
I fatti
La petroliera britannica Stena Impero, con un equipaggio composto da 23 persone, è stata sequestrata dai Pasdaran il 20 luglio. E’ una nave relativamente moderna, secondo quanto riporta il Guardian online, e ha una stazza di 30.000 tonnellate. Appartiene alla società Stena Bulk. E’ arrivata nel porto di Bandar Abbas, nella provincia iraniana di Hormozgan. Secondole autorità iraniane, il cargo è stato fermato “per essersi scontrato con un peschereccio e per non aver risposto alla richiesta di spiegazioni”. Per spiegare le ragioni del sequestro, le autorità di Teheran hanno parlato in modo generico di una violazione delle leggi della navigazione. Londra non ci sta e rilancia la palla a Teheran, sostenendo che la nave si trovava nel Golfo di Oman, in acque internazionali. Il governo inglese ha definito un atto ostile l’intervento dei Pasdaran iraniani.
Sempre il 20 luglio l’Iran ha sequestrato e poi rilasciato una seconda petroliera, MV Mesdar, battente bandiera liberiana ma di proprietà della società armatrice britannica Norbulk Shipping, basata a Glasgow. Lo ha fatto sapere la stessa Norbulk Shipping, precisando di aver ripreso i contatti con il comandante e di aver appreso che l’equipaggio “è al sicuro e sta bene”. La nave era stata bloccata attorno alle 17,30, ma dopo i controlli a bordo ha già potuto riprendere la navigazione.
La vicenda della Stena Impero segue di pochi giorni quella del sequestro a Gibilterra della petroliera iraniana Grace I da parte dei Royal Marines britannici. Gibilterra è un territorio d’oltremare britannico. Secondo gli inglesi, la nave stava trasportando petrolio verso la Siria di Assad, aggirando le sanzioni Usa. Gli americani avevano fatto sapere che stavano seguendo la Grace I via satellite e avevano avvertito anche le autorità spagnole del transito della petroliera.
Teheran ha sollevato la questione della “regola dell’azione reciproca”, riconosciuta dal diritto internazionale. La cattura della Steno Impero sarebbe quindi una rappresaglia per l’episodio della Grace I iraniana.
Intanto, due media internazionali come il Guardian e El Paìs scrivono che l’incidente nel golfo sarebbe stato orchestrato da Bolton e dai falchi dentro l’amministrazione Trump. Ora si attende di vedere cosa farà Londra con il futuro premier. Se sarà Boris Johnson come sembra, è probabile che il Regno Unito abbandoni l’appoggio alla linea europea di difendere l’accordo nucleare e si sposti su quella di Trump di modificare l’intesa firmata da Barack Obama. Il vero paradosso della vicenda è che sul New York Times gioca il ruolo di paciere l’ex presidente iraniano Ahmadinejad, che invita l’Iran a fare qualche concessione agli americani e sedersi a un tavolo negoziale chiudendo così la crisi in corso. Una prospettiva che non piace nè a Bolton nè all’Iran. E così l’escalation continua.
Le tappe dell’escalation
8 maggio: l’Iran annuncia che non rispetterà alcuni impegni previsti dall’accordo sul nucleare del 2015 a seguito della violazione del Trattato da parte di Washington. Trump risponde imponendo nuove sanzioni.
12 maggio: gli Emirati Arabi Uniti denunciano il sabotaggio di 4 petroliere nel Golfo e accusano l’Iran. Anche l’Arabia Saudita accusa Teheran. In seguito si verificano esplosioni a bordo delle petroliere.
20 giugno: l’Iran annuncia di avere abbattutto un drone Usa. Trump revoca all’ultimo minuto una rappresaglia militare già stabilita.
11 luglio: Londra denuncia il tentativo iraniano di impedire il passaggio di una petroliera britannica nel Golfo. Interviene la fregata inglese Montrose.