Le dichiarazioni dei collaboratori di Vladimir Putin sono un oltraggio all’intelligenza umana. Ecco cinque ipocrisie russe che non dovremmo dimenticare mai.
Dmitry Peskov non è solo il portavoce di Vladimir Putin ma anche un esponente importante del cerchio magico che si stringe attorno al presidente. Tra i gerarchi dell’apparato putiniano ci sono anche Serghej Lavrov, Ministro degli esteri, Dmitry Medvedev, vice-presidente del Consiglio di Sicurezza russo, Marjia Zacharova, portavoce del Ministero degli Esteri, Leonid Slutsky, presidente della Commissione Esteri della Duma.
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E’ sul portavoce di Putin che dobbiamo rivolgere l’attenzione. Perché le dichiarazioni di Peskov ci danno lo spunto per raccontare le cinque ipocrisie russe che non dovremmo dimenticare in questa fase difficile della transizione politica degli Stati Uniti, dove Joe Biden ha ceduto il testimone di nuovo a Donald Trump.
Perchè Putin è in seria difficoltà
Andiamo con ordine:
- Prima ipocrisia russa. Peskov ha dichiarato in un incontro con la stampa che Volodymyr Zelensky non ha diritto di partecipare ai negoziati e neppure di discutere del format che si intende seguire per le trattative. Prima Zelensky deve essere rieletto per essere legittimato a rappresentare l’Ucraina nei negoziati. Personalmente ritengo che la Russia sia l’ultimo attore che possa dare giudizi di legittimità. E’ lo Stato che ha violato i principi e le regole del diritto internazionale e della Carta dell’Onu. Putin ha aggredito un altro Stato indipendente e non ha voce in capitolo per dettare alcuna condizione. Inoltre, il presidente russo è soggetto a un mandato di arresto internazionale. Incominci a rispettare le norme del diritto internazionale e le sentenze del Tribunale Penale Internazionale prima di parlare di legittimità e di porre condizioni.
- Seconda ipocrisia russa. Sempre Peskov in una conferenza stampa ha criticato il premier britannico Keir Starmer per le sue richieste all’Ue di inasprire le sanzioni alla Russia. Al portavoce del presidente russo e al suo padrone non va giù che l’Unione Europea possa intraprendere un percorso diverso da quello indicato da Trump. Qualche giorno prima Putin aveva dichiarato che i leader europei seguiranno le direttive di Trump. I russi capiscono che non sarà proprio così. Londra non sembra allinearsi completamente all’America. La Francia difficilmente lo sarà, così come i Paesi dell’est Europa. La Finlandia ha dichiarato di recente che occorre rafforzarsi contro la Russia. Inoltre, il Consiglio Europeo ha proprio discusso a Bruxelles dei rapporti futuri tra Usa e Ue.
- Peskov ha spiegato che la Russia non intende immischiarsi nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina. In realtà la posizione russa mostra la difficoltà del Cremlino. Mosca deve mantenersi equidistante tra Pechino e Washington. Se sostiene la Cina allontana Trump, forse una delle poche speranze per Putin di uscire dall’impasse ucraina. Se sostiene gli Usa rischia di giocarsi l’alleanza già traballante con la Cina, altra pedina importante per avere un sostegno nel negoziato ucraino.
- Una nota dell’ufficio stampa del servizio d’intelligence estera russo la Nato sta preparando un’operazione su larga scala per screditare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La strategia è di rendere pubblico come lui e la sua squadra abbiano sottratto più di 1,5 miliardi di dollari dalle casse nazionali. Mosca le prova tutte. Molti dei Paesi membri della Nato sono europei e risponderanno con tutto quanto Putin e il suo cerchio magico hanno sottratto ai russi e di quanto si sia arricchita l’oligarchia che ruota attorno allo Zar.
- I leader russi continuano a dare un’immagine di sicurezza economica nonostante le sanzioni. L’economia russa ha mostrato resilienza durante i tre anni di guerra in Ucraina e di sanzioni occidentali. Tuttavia, mentre la guerra si avvicina al suo quarto anno, l’economia si trova ad affrontare sfide importanti. Gli economisti, scrive l’agenzia Reuters, descrivono le prospettive per il 2025 come una “tempesta ideale” con molteplici fattori negativi in gioco contemporaneamente. L’economia della Russia è caratterizzata da alta inflazione, tassi di interesse al rialzo, rallentamento economico, deficit di bilancio, volatilità del rublo.
Tutto questo dimostra come il Cremlino continui a muoversi su un doppio binario: da un lato cerca di imporre una narrazione in cui la Russia appare forte, determinata e immune agli effetti delle sanzioni; dall’altro, dietro le dichiarazioni sicure di Peskov e dei suoi colleghi, emergono le contraddizioni di un sistema sempre più sotto pressione.
L’ipocrisia russa non è solo nelle parole, ma nelle azioni: un paese che si erge a giudice della legittimità altrui mentre ignora il diritto internazionale, che gioca su più tavoli per guadagnare tempo senza avere una vera strategia di uscita. Il futuro della Russia, più che nelle dichiarazioni di Peskov, si deciderà nei prossimi mesi tra difficoltà economiche, tensioni geopolitiche e il vero grande interrogativo: quanto ancora il cerchio magico potrà reggere prima che le crepe nel sistema diventino impossibili da nascondere?