Perché la retromarcia di Macron sui gilet gialli? Il presidente francese interviene in tv dopo la guerriglia urbana che ha incendiato la Francia.
Alla fine il presidente Emmanuel Macron ha schiacciato il pedale del freno per evitare il tamponamento con la società francese. Con una mossa annunciata il giorno precedente, il capo dell’Eliseo è apparso sulla televisione nazionale. E ha illustrato scelte economiche di espansione della spesa pubblica, l’opposto di quelle che hanno scatenato le proteste nelle ultime settimane.
La retromarcia di Macron sui gilet gialli si spiega con il malessere esplosivo che ha pervaso la Francia. Dietro gli incidenti di Parigi e delle altre città, non c’è solo la protesta contro l’aumento fiscale previsto inizialmente sui carburanti. C’è una Francia che soffre, come ha riportato il nostro Andrea Ferrari dagli Champs-Elysees. Una Francia che non ce la fa più. Un ceto medio che non arriva alla fine del mese, schiacciato dalle tasse, dal carovita, e dagli stipendi bassi. Tradita dalla promessa di riforme economiche che avrebbero migliorato le condizioni sociali e reddituali, promesse che hanno fatto vincere l’enfant prodige della politica francese.
Ecco così che il presidente Macron ribalta parzialmente il programma di riforma fiscale, fondato su politiche restrittive che ricordano l’austerity in versione tedesca. In televisione, ha spiegato ai francesi che aumenterà il salario minimo di 100 euro al mese a partire dal 2019. E che saranno annullati i contributi sociali sulle pensioni sotto i 2000 euro mensili. La motivazione è nello “stato di urgenza economico e sociale” che colpisce la Francia.
Ma perché la retromarcia di Macron sui gilet gialli? Di certo, il Presidente non ha scoperto adesso il grave problema sociale francese. Ciò che spiega il cambio di rotta è la perdita totale della credibilità della sua sperimentazione politica inventandosi una forza di larghe intese che rappresenta tutto e niente. Nel partito che ha creato in occasione delle elezioni c’è una spinta maggiore delle forze conservatrici rispetto a quelle progressiste.
Una continuazione delle manifestazioni avrebbe anche aperto la strada all’estrema destra di Marine Le Pen, oltre a sgonfiare qualunque velleità politica del movimento di Macron che porta un nome quasi profetico: La Republique En Marche, la Repubblica in movimento. E le manifestazioni contro il governo stavano rischiando di muovere la Repubblica verso la sua fine. Altro che Repubblica in Marcia, piuttosto Repubblica Marcia. Ora si vedrà se l’intervento televisivo di Macron servirà a placare gli animi della protesta o ravviverà la fiamma.