La partita del cessate il fuoco in Ucraina si gioca anche sulla regione russa del Kursk. Ecco perché è importante.
Nella regione del Kursk, Russia occidentale, si gioca una partita importante collegata direttamente al cessate il fuoco concordato da Ucraina e Stati Uniti e in attesa di una decisione di Mosca.
Dal momento che la “questione del Kursk”, sulla quale è intervenuto anche Donald Trump, è una condizione posta da Vladimir Putin per accettare o meno il cessate il fuoco, ricostruisco la situazione per capire meglio cosa succede.
Ad agosto 2024 le truppe ucraine hanno condotto un’incursione nella regione del Kursk, addentrandosi dentro il territorio russo. L’offensiva militare mirava a allegerire il pressing militare delle forze di Mosca nelkl’est ucraino, a ottenere un maggiore potere contrattuale in eventuali future trattative e a far irritare il presidente Vladimir Putin che subiva lo smacco di vedere invaso il proprio territorio.
L’azione delle forze militari ucraine nel Kursk è stata una delle battaglie più intense in tre anni di guerra ed è stato l’attacco più intenso sul territorio della Russia dall’aggressione nazista del 1941. Lo scorso anno il governo di Kiev aveva annunciato di controllare 1368 km quadrati di territorio russo. La controffensiva delle forze armate del Cremlino ha ridotto il controllo ucraina a 110 km quadrati (nel momento in cui scrivo).

Secondo Yuri Podolyaka, uno dei più influenti blogger militari filo-russi, l’esercito di Mosca ha respinto le forze ucraine fino al confine russo-ucraino. Sarebbero ancora in corso, secondo il blogger, intense battaglie e le forze ucraine avrebbero anche contrattaccato durante la ritirata.
Cosa succede in Ucraina. L’aggiornamento sulla guerra
La scorsa settimana, durante i giorni concitati successivi all’annuncio del cessate il fuoco, il presidente Usa Trump ha fatto un appello a Putin affinché eviti un bagno di sangue dei militari ucraini circondati dalle forze russe nel Kursk. Putin ha risposto che l’unico modo è che i militari di Kiev si arrendano.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino ha dichiarato che le sue truppe non sono affatto circondate. Ha inoltre lanciato l’allarme per quello che, a suo dire, potrebbe essere un nuovo attacco russo alla regione nordorientale di Sumy, in Ucraina, al confine con Kursk.
In effetti, stando all’agenzia Reuters che cita sempre blogger filo-russi, l’avanzata delle forze russe sul campo di battaglia hanno permesso alla Russia di minacciare l’area di Sumy. Gli stessi blogger hanno anche messo in guardia Mosca che le forze ucraine hanno comunque rafforzato le difese della zona già da tempo.
Vladimir Putin accusa l’Ucraina di avere commesso crimini contro i civili nella regione russa del Kursk. Zelensky ha respinto questa accusa e vede nell’insistenza del presidente russo sulla questione del Kursk, incluse le accuse di crimini, l’orientamento di Mosca a respingere il cessate il fuoco.
Putin ha spiegato la scorsa settimana che la Russia sostiene la proposta di tregua in linea di principio, ma che i combattimenti non potevano essere sospesi finché non fossero state elaborate o chiarite una serie di condizioni cruciali.
Il presidente russo ha ripetutamente affermato di essere pronto a parlare di pace, anche se l’Ucraina dovrà dichiarare che non cercherà di entrare a far parte della Nato e la Russia manterrà tutti i territori che rivendica in Ucraina, compresi alcuni che non controlla.
La Russia finora ha pagato un prezzo elevato per l’invasione. Le stime dell’intelligence statunitense dicono che più di 100.000 soldati russi sono stati uccisi o feriti, secondo una valutazione che risale al 2023, mentre l’economia è stata pesantemente distorta dalla spesa per la difesa record e dalle sanzioni occidentali più dure mai imposte.
Documento di analisi dell’Institute for the Study of the War