Una riflessione sull’assurda vicenda di Quebec City. La follia colpisce in Canada.
Di certo c’è solamente una cosa. Non sapremo mai il perché della assurda vicenda di Quebec City, in Canada, dove un folle ha sparato in una moschea uccidendo 6 persone tra cui l’Imam. L’autore dell’attacco è un franco-canadese di 27 anni, “ammiratore di Trump e Marine Le Pen” secondo quanto scrive Site Intelligence Group specializzato nel monitoraggio online dei gruppi jihadisti.
La cronaca dell’attacco presenta tutte le peculiarità del gesto di un folle. L’attacco ai musulmani in una Moschea al grido “Allah Akbar”, l’uccisione sparando nel mucchio, il messaggio di vendetta verso i musulmani che spesso accompagna queste gesta. Non sappiamo se la vicenda di Quebec City sia davvero collegata con le posizioni di intransigenza di Donald Trump o Marine Le Pen. Però comprendiamo che il clima generale esistente è quello di una tensione nervosa continua, alimentata da messaggi minacciosi che diventano ancora più pericolosi se escono dalla bocca di leader mondiali.
No, il problema non è solo Trump o Marine Le Pen. Il problema è l’incapacità generalizzata di una generazione di leader politici e di una classe dirigente a dare risposte e soluzioni alle questioni che il mondo globale ci sottopone quotidianamente. Non è capace l’Unione Europea chiusa in tutti suoi gangli burocratici e schiacciata dalla pressione della sua opinione pubblica. Non sono capaci gli Stati Uniti, che hanno scelto la via della demagogia e del populismo ben condensate nel trumpismo. Non ci riescono le grandi istituzioni internazionali, l’Onu in primis, ridotte ormai a congregazioni religiose che proclamano inutili dichiarazioni di principi. Ancora meno ci riescono gli Stati Nazionali a sovranità ormai limitata. Quello di Quebec City è un segnale enorme. La follia che ha colpito oggi il Canada si diffonderà preso da altre parti.
Ovidio Diamanti