La crisi politica di Israele

Dopo manifestazioni e rischi di guerra civile, Netanyahu decide di rinviare l’approvazione della riforma di giustizia che ha aperto una crisi politica in Israele.

(Tel Aviv)- Cosa succede in Israele? Il Paese è stato sull’orlo di una grave crisi politico-istituzionale. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in questi giorni per protestare contro la riforma della giustizia  voluta dal premier Benjamin Netanyahu. Coinvolte tutte le principali città israeliane da Tel Aviv a Gerusalemme. La polizia ricorre a idranti e lacrimogeni.

Il progetto di legge incontra da mesi l’opposizione degli israeliani. Le manifestazioni sono iniziate lo scorso autunno. Il Ministro della Giustizia Yoau Galant ha detto di essere contrario alla legge. Bibi Netanyahu ha deciso di rimuoverlo, incendiando una tensione che era pronta ad esplodere da un momento all’altro.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente israeliano Isaac Herzog, che ha chiesto al governo di fermare la riforma. Anche due partiti di destra del governo di Netanyahu sono d’accordo a ritirare il provvedimento. Si tratta del Shas e di United Torah Judaism. Non è però d’accordo Ben Gvir, leader della formazione di estrema destra Otzma Yeoudit, Potere Ebraico. Gvir ha minacciato di fare cadere il governo nel caso di una retromarcia sulla riforma della giustizia.

In questo contesto, Netanyahu ha annunciato il rinvio del progetto di riforma della giustizia. Il provvedimento sarà ridiscusso dopo Pasqua. L’opposizione ha detto di essere pronta al dialogo. Soddisfazione degli Stati Uniti per la scelta del premier dopo che Washington aveva espresso forte preoccupazione. Fermato lo sciopero generale che era stato dichiarato. Torna la calma a Gerusalemme e in Israele.

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