L'India e l'ordine regionale in Asia

La politica estera indiana ha prospettive globali. Ma l’obiettivo è il controllo dell’ordine regionale nel quadrante asiatico.

L’India del presidente Narendra Modi ha un obiettivo ben chiaro. Mantenere stabilità e status quo nella regione asiatica. In altri termini, avere un controllo sull’ordine regionale in quell’area dell’Asia in cui l’India è collocata.

Stabilità e ordine regionale può garantire al presidente indiano il raggiungimento degli obiettivi per cui si è speso in campagna elettorale. Tra questi obiettivi di politica internazionale c’è la piattaforma di riforme e crescita economica nonché l’espansione della propria economia all’estero.

Per il governo Modi, che nel maggio 2014 si è insediato a Nuova Delhi, l’ordine regionale può preservarsi solo basandosi sull’equilibrio di potenza, o balance of power se si vuole.

Ma l’ambito territoriale dell’ordine regionale indiano si estende in mezzo mondo. Dal Medio Oriente a Singapore, dalle acque dell’Oceano Indiano fino a nord in Afghanistan. E’ in questo quadrante che per gli indiani va ricercato l’equilibrio di potenza. Un’impresa tutt’altro che facile.

I rapporti con la Cina, Giappone e sudest asiatico non sono tra i più idilliaci. Inoltre, gli indiani tendono a usare i Paesi extra-asiatici, come per esempio gli Stati Uniti, per raggiungere i loro scopi di predominanza e egemonia nella regione. Un fattore quest’ultimo che può innescare tensioni con i vicini, timorosi di avere una potenza come gli Usa alle porte di casa.

In questo contesto il governo di Modi può dare però una spinta vigorosa agli obiettivi di politica estera indiana. Da lui si aspettano nuove evoluzioni nello storico e travagliato rapporto con il Pakistan e nelle relazioni con la Cina. Le aspettative della vigilia sembrano quasi smorzate un triennio dopo il suo insediamento.

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