Vladimir Putin interviene al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. Fa il bilancio sulla guerra in Ucraina e aspira alla leadership del sistema internazionale alternativo.
Vladimir Putin interviene al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo nel terzo giorno della annuale Davos russa.
Il capo del Cremlino aspira alla leadership dei paesi alternativi al sistema internazionale occidentale, considerato neocolonialista.
Le sanzioni imposte dall’Occidente non sono riuscite a isolare la Russia. L’effetto è stato inverso, ha detto Putin, perché le sanzioni hanno portato a un’espansione commerciale con quelli che ha definito “i mercati del futuro”. Ha aggiunto che il sistema neocolonialista internazionale ha cessato di esistere.
L’accordo per il dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia
Inoltre, ha spiegato alla platea che le armi tattiche nucleari sono già state spostate in Bielorussia, paese alleato di Mosca e confinante con l’Ucraina. Queste armi avrebbero dovuto arrivare in Bielorussia a partire da luglio, secondo quanto aveva dichiarato lo stesso Putin in un primo momento. A San Pietroburgo il capo di Stato russo ci ha tenuto a chiarire che saranno usate solo nel caso in cui sia minacciata l’esistenza della Russia. E ha chiuso la questione dicendo che Mosca non le userà mai perché si impegnerà contro l’utilizzo di armi nucleari.
Putin schiera armi nucleari in Bielorussia
Il dittatore russo ha comunicato l’aumento della spesa per la difesa per garantire una maggiore sicurezza. Ma ha bandito l’uso della parola guerra durante il Forum.
Il leader del Cremlino ha anche annunciato di avere raggiunto uno degli obiettivi che si era prefissato dall’inizio della guerra: la smilitarizzazione dell’Ucraina. Le forze ucraine non hanno fatto alcun progresso, ha chiosato, nella controffensiva perché poco possono fare contro l’esercito russo.
Infine, ha invitato le compagnie straniere a rimanere in Russia perché la porta resta aperta nonostante tutto. Il riferimento è anche rivolto ai grandi gruppi americani, come McDonald, che dopo l’aggressione all’Ucraina hanno chiuso le loro attività sul territorio russo.