Nuova Delhi e Pechino si sparano lungo la linea di confine ad alta quota. Entrambe si incolpano a vicenda. Intanto, il prossimo fronte del conflitto tra India e Cina potrebbe essere un canale tailandese.
Altro che guerra fredda nel Pacifico tra Stati Uniti e Cina. La prospettiva è quella di un conflitto vero tra India e Cina che proprio dal Pacifico potrebbe partire. Le relazioni tra Pechino e Nuova Delhi sono già molto pericolose a causa della crisi di frontiera d’alta quota che ha già provocato una ventina di morti. Ora si aggiunge anche il tentativo cinese di accerchiare l’India sul mare. Provo a spiegare.
Il governo cinese ha accusato quello indiano di avere compiuto una grave provocazione militare. L’ennesima. Soldati di frontiera hanno sparato colpi di avvertimento verso una pattuglia cinese nel settore occidentale della cosiddetta Linea di controllo effettivo (Lac), la zona di confine contesa dai due Paesi sulle alture dell’Himalaya.
L’India ha risposto negando di avere sparato colpi e rilanciando l’accusa al mittente. Le truppe cinesi, ha spiegato Nuova Delhi in una nota dell’esercito, hanno sparato colpi di avvertimento dopo essersi avvicinate alle forze militari indiane stanziate presso il Lago Pangong, nel Ladack.
L’episodio è l’ultimo di una serie di tensioni indo-cinesi alla frontiera. Il 5 e 6 maggio scorso sul lago Pangong e il 9 maggio nel Sikkim ci sono stati sconfinamenti reciproci che hanno alimentato la tensione. A giugno c’è stato il primo incontro a livello militare per risolvere la questione. Le truppe hanno però ricominciato a spararsi dalle due parti del confine. Infine, i primi morti. Il 15 giugno 50 militari dell’India e altrettanti cinesi si sono scontrati corpo a corpo per alcune ore con pietre e mazze nella zona contesa. Secondo un protocollo firmato dai due Stati, i soldati non possono circolare armati nella zona. L’esercito indiano ha denunciato la perdita di una ventina di soldati. A luglio sono riprese le prove d’intesa.
Pechino e Nuova Delhi hanno violato l’accordo del 1996. Entrambe avevano stabilito di non sparare all’interno di una zona di due chilometri lungo la Lac al fine di prevenire scontri che avrebbero potuto essere fuori controllo e scatenare un conflitto catastrofico.
Oltre a questo si sta aprendo un fronte anche sul mare. L’accerchiamento cinese avviene attraverso un sistema di alleanze e basi navali che gli analisti chiamano “collana di perle”, string of pearls.

L’obiettivo cinese è il controllo dell’Oceano Indiano. Come ricorda la rivista Foreign Policy, il governo di Pechino punta a un duplice risultato.
Il primo è il controllo dello Stretto di Malacca, che separa l’isola di Sumatra da Singapore. Da qui passa una quota importante del traffico marittimo commerciale ed è il passaggio principale per le navi cinesi che puntano verso l’Oceano Indiano.
Il secondo è collegato al controverso progetto ambizioso cinese della Belt and Road Initiative, ribattezzata Via della Seta.
La Cina intende realizzare un’infrastruttura strategica scavando un gigantesco e lungo canale attraverso l’istmo tailandese di Kra. Situato in Thailandia nel punto più stretto della penisola malese, il canale aprirebbe una seconda strada del mare dalla Cina all’Oceano Indiano.
Le navi cinesi potrebbero quindi spostarsi più velocemente tra le basi navali costruite nel Mar Cinese Meridionale e nell’Oceano Indiano senza deviare di 700 miglia a sud circumnavigando la punta della Malesia. Per questo, il canale tailandese di Kra diventa un asset strategico per la Cina, ma anche un pericolo per l’India.
Tutto dipende dalla Thailandia. Se il governo di Bangkok accetta la proposta di investimento cinese di 30 miliardi di dollari per scavare il canale, per la Thailandia la collana potrebbe essere composta da perle vere. Qualcosa, scrive sempre Foreign Policy, si sta muovendo nell’elite tailandese. E il canale coronerebbe il progetto di Pechino di accerchiare l’India.