La Cina investe nelle rotte navali perseguendo la sua strategia di diventare una potenza globale.
In America Latina il Canale di Panama non basta ai cinesi. Certo l’istmo è indipendente ma senza la benevolenza degli Stati Uniti si rischia di non poterlo attraversare.
Così Pechino ha pensato di farsi un proprio canale. Perché non costruire un nuovo passaggio tra Oceano Atlantico e Pacifico un po’ più a nord rispetto a Panama? Detto fatto. I cinesi hanno riesumato un vecchio progetto di realizzare un canale di transito navale in Nicaragua. L’idea e la proposta risalgono al XIX secolo. Al 1825 per la precisione. Napoleone III successivamente scrisse anche un articolo sulla sua fattibilità.
Il Gran Canale del Nicaragua costa 50 miliardi di dollari, un valore che equivale a 4 volte il Pil del Nicaragua. I lavori sono già cominciati e si prevede il suo completamento nel 2020.
Il progetto è finanziato dall’imprenditore e magnate di Hong Kong: Wang Jing, il re delle telecomunicazioni. Cosa c’entri con un progetto di ingegneria non si comprende. L’unica spiegazione è che l’imprenditore di Hong Kong sia un prestanome del governo cinese. Wang Jing continua a ripetere nelle interviste che il governo cinese non è coinvolto. Difficile pensare che Pechino lasci fare a un suo imprenditore senza alcuna ingerenza.
Questo colossale investimento è forse quello più consistente realizzato dalla Cina in America Latina. La strategia cinese è chiara: sostituirsi agli Stati Uniti nel sud e centro America. Un ribaltamento della vecchia dottrina elaborata dal presidente Usa Monroe nel 1823, che considerava tutto il continente americano come zona esclusiva degli Stati Uniti.
E il Nicaragua cosa fa? Il presidente Daniel Ortega ha dato il suo benestare al progetto cinese. E sembra non interessarsi alle 30000 persone che devono abbandonare le loro case a causa del canale. Ortega, simbolo della rivoluzione socialista, ex-sandinista, è al centro delle critiche di essersi “venduto” alla grande impresa e al capitale. Uno smacco per l’ex eroe nazionale di Managua. Soprattutto, se si pensa che il canale taglierà in due il Paese e anche sei comuni, avrà un solo ponte di collegamento per non disturbare troppo le gigantesche navi cinesi e tutti gli altri cargo.
Il presidente nicaraguense però si difende con la solita leva dell’occupazione. Il canale creerà migliaia di posti di lavoro. Una prospettiva allettante per un paese povero come il Nicaragua, il secondo per povertà del continente americano.
Il canale del Nicaragua sarà molto più grande e lungo (276 km) di quello di Panama. Il nuovo passaggio consentirà il transito a molte più navi incluse le gigantesche navi cinesi, le portacontainer, le petroliere. Collegherà direttamente l’est con l’ovest, a differenza di Panama che parte da sud per andare a nord. Un vantaggio enorme lo avrebbero anche gli Stati Uniti perché si accorcia di quasi 400 km la distanza per le navi che vanno da New York a San Francisco. Il canale attraversa anche il lago Nicaragua, il che ha scatenato le proteste degli ambientalisti per l’impatto ambientale negativo che comporta.
Gli scettici intanto si chiedono quale utilità possa avere il canale dal momento che è in corso il progetto di allargamento di quello di Panama. Inoltre, lo scorso giugno a sorpresa Panama ha abbandonato Taiwan avvicinandosi alla Cina, una strategia (probabilmente sostenuta da Washington) per convincere Pechino che non esiste alcuna chiusura verso le navi cinesi. Ma la questione è che sul canale in Nicaragua si gioca la partita geopolitica della Cina. Che vuole soppiantare gli Stati Uniti nel suo cortile di casa. Oltre a assicurarsi il passaggio di navi molto più grandi, che da Panama difficilmente riuscirebbero a transitare. I cinesi operano da un ventennio in America Latina quasi silenziosamente. Ma il mondo di è sempre accorto solo della presenza in Africa.