Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si incontra con il presidente polacco Duda in visita a Kiev. C’è piena sintonia tra i due leader. Nella stessa giornata arriva però la doccia fredda per Zelensky perché la Francia fa di nuovo sapere che ci vogliono 15 o 20 anni per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Intanto i russi intensificano l’offensiva nel Donbass. A Severodonetsk, nella regione di Lugansk, è un inferno. Qualcuno parla di nuova Mariupol. Attacchi anche su Mykolaiv. I militari di Valdimir Putin hanno dispiegato missili Iskander a Belgorod, in territorio russo. Il capo negoziatore russo fa una parziale apertura per i negoziati. Nessuno però si fida più. Le bugie di Putin e del suo cerchio magico hanno abituato a repentini cambi di marcia e a fare il contrario di ciò che dicono. Il vice-presidente della Commissione Europea Frans Timmermans ha detto che Putin si sta indebolendo ogni giorno che passa. Gli effetti selle sanzioni in Russia si sentono eccome. E Putin, ha affermato il tedesco, non è in una buona posizione. Infine, il governo ucraino dice che non accetterà un accordo che comporti la cessione di territori ucraini ai russi.
Dopo l’esordio della campagna russa in Ucraina, concepita come un “blitz” volto a prevenire l’installazione del dispositivo strategico NATO colà, l’operazione, com’è noto, non ha avuto il rapido successo programmato, con grave perdita di prestigio da parte di Mosca. Nella seconda fase della campagna sembrano emergere, probabilmente a compensare quella perdita, incongrue tendenze annessionistiche rivolte, pare, alle regioni di Kherson e di Zaporizhia e addirittura, secondo alcune fonti, alla zona costiera di Mykolaiv e di Odessa (il che priverebbe Kiev dello sbocco al mare): si tratterebbe di ipotesi spartitorie irricevibili in sede di negoziato poichè insisterebbero su regioni a chiara maggioranza ucraina. Dunque avrebbe torto la Russia ad avanzare tali rivendicazioni, così come ha torto Kiev a rifiutare l’autodeterminazione delle zone russo-etniche di Crimea e Donbass: l’equità, necessaria a risolvere la crisi col negoziato, sta nel mezzo ed è auspicabile che una nuova mediazione realmente neutrale (Lega araba, India) la persegua con opportuno equilibrio.
24/5/2022
Nearco 7