Rapporti di forza in Europa, relazioni atlantiche, politica mediterranea. Dove va la politica estera italiana?
Sul posizionamento della leader di Fratelli d’Italia in Europa e nel mondo si è detto e scritto di tutto. Dovremo aspettare i fatti e le scelte del futuro governo per comprendere cosa realmente accadrà. Per il momento possiamo farci un’idea interpretando quanto successo finora.
Il governo di Giorgia Meloni & c rimetterà in discussione i rapporti di forza dentro l’Unione Europea. La leader della coalizione di centro-destra è su posizioni sovraniste, vicina ai Democratici svedesi (forza di estrema destra), ai neofranchisti spagnoli di Vox, agli ungheresi di Viktor Orbàn e l’Afd tedesca.
Sebbene in campagna elettorale Giorgia Meloni abbia più volte rassicurato sulla sua convinzione a stare dentro l’Europa e l’Alleanza Atlantica, sarà difficile -e una grande sfida per lei- riuscire a conciliare questa posizione con le spinte endogene dal suo partito e dagli alleati europei. Il pressing che subirà dalle forze che guardano a un’Europa sovranista, nazionalista e ultraconservatrice la metterà in difficoltà nelle scelte da prendere dentro il Consiglio Europeo a livello di capi di Stato e di governo.
Per questo scrivevo che saranno rimessi in discussione i rapporti di forza. Un fatto non secondario dato che è qui che si giocano poi scelte importanti sul fronte dell’economia, delle misure di investimenti e finanziarie(come la partita del Pnrr), soprattutto su quello della questione ucraina e le (non) relazioni con la Russia di Vladimir Putin.
Su quest’ultimo punto occorre notare che finora l’unica voce di dissenso solitaria è stata quella dell’Ungheria di Orbàn. Sulle sanzioni, il governo di Budapest ha seguito una linea tutta sua, distaccandosi dal resto dell’Ue. L’atteggiamento ungherese ha ricevuto i complimenti di Putin. Ora, il premier ungherese potrebbe essere in buona compagnia. Perché in Svezia hanno vinto i conservatori alleati dell’estrema destra. Perché in Italia ha vinto una coalizione di centro-destra, più estrema destra che centro, che può dare man forte al fronte sovranista.
La vera posta in gioco si chiama Vladimir Putin. Una spaccatura dell’Europa sulla guerra in Ucraina può avvantaggiare il presidente russo, che da anni tenta di rompere proprio il fronte europeo. L’avanzata dei partiti dell’estrema destra, spesso antieuropeisti, autocratici e nazionalisti, offre a Putin l’occasione ghiotta di entrare a gamba tesa nei rapporti europei e mettere in crisi la Comunità Europea. Vedremo come si comporterà il futuro governo italiano su questo punto.
Tra le fila degli eletti in Parlamento del partito di Giorgia Meloni c’è un grande esperto di diplomazia e politica estera. Si chiama Giulio Terzi di Sant’Agata. E’ stato un diplomatico di carriera e Ministro degli Esteri durante il governo Monti del 2011. E’ un profondo conoscitore delle relazioni internazionali e molto apprezzato negli ambienti esteri. Potrebbe partire da lui l’operazione per collocare l’Italia nella dimensione che merita e dare maggiore fiducia e credibilità al futuro governo Meloni.
Oltre all’Europa, di cui ho già detto, gli altri aspetti importanti sono i rapporti euroatlantici e la politica mediterranea.
Il primo aspetto passa obbligatoriamente dalla relazione con gli Stati Uniti. Il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha fatto un grande endorsement al futuro governo italiano, scrivendo in un tweet di essere ansioso di lavorare con il nuovo governo. Spetta ora al futuro esecutivo rispondere, magari ricambiando la cortesia. In questo periodo, mantenere stretta la relazione con la Casa Bianca è più importante che mai.
La politica mediterranea, il secondo aspetto, è quello che rischia di essere più in crisi. E non mi riferisco tanto alla questione dell’immigrazione, sulla quale le idee del centro-destra italiano sono chiare da un pezzo, quanto alla geopolitica energetica e alla posizione italiana nelle aree di instabilità. Cosa farà l’Italia verso la questione libica? Porterà avanti il disegno di Mario Draghi sulla questione dell’approvvigionamento energetico (vedi accordo con l’Algeria). In particolare, quale sarà il rapporto con il presidente turco Erdogan, che è rivale in Libia ma alleato dentro la Nato? Erdogan piace ai sovranisti, così come piace Putin.
Scriveva Sergio Romano nel suo libro Epidemia Sovranista, che la propensione dei sovranisti è quella di distruggere la “democrazia liberal-socialista”. E’ la stessa propensione di Putin. In Europa ci stanno già provando. Vedremo come si posizionerà su questo il futuro governo italiano.