Dopo Barcellona. Le comunità islamiche in Europa aiutano a combattere l'Isis?

Le bande di fanatici jihadisti che colpiscono l’Europa trovano copertura e rifugio tra le comunità islamiche in occidente?

Se la risposta è no, allora chi tutela le cellule dei “soldati” dell’Isis che sembrano agire indisturbati in Europa e nel resto del mondo?

La questione che poniamo è centrale per capire come interrompere la spirale del terrore.

Cominciamo col dire, come evidenziato più volte, che i mandanti presunti dell’Isis non ci sono. Lo Stato Islamico è finito, le sue centrali del potere sono prive di forza e capacità organizzativa.

L’Isis, la sua agenzia stampa, i seguaci sui social inseguono i fatti commessi da menti malate più che crearli.

I foreign fighters o i fanatici che mai hanno messo piede in Iraq o Siria trovano appoggio in colonne locali, autonome e auto organizzate. Chi però fornisce armi, know-how militare, nascondigli?

Difficile pensare che i milioni di musulmani che vivono in Europa non ne sappiano nulla. Strano percepire una scarsa collaborazione tra comunità islamiche e servizi di intelligence. Leggiamo poco di delazioni o collaborazioni da parte di esponenti delle comunità islamica.

Moschee, centri culturali islamici, associazioni musulmane, comunità in generale non possono non sapere o quanto meno riconoscere gli affiliati e i simpatizzanti dell’Isis o delle altre formazioni jihadiste.

Certo, più o meno inconsapevolmente molti quartieri musulmani in Occidente diventano il rifugio o il covo di cellule terroriste, di gruppi di invasati. Non si può infatti pensare che l’integrazione graduale di alcune generazioni non abbia dato i suoi frutti, e che lo spirito di convivenza con gli occidentali non diventi un baluardo per respingere le tentazioni a avventure jihadiste.

Dobbiamo però chiederci se i musulmani che vivono nelle nostre città, nei nostri Paesi, non possano fare di più per aiutare a sconfiggere il fanatismo e gli avamposti del jihadismo.

Di sicuro, ci sono altri fattori di aiuto e sostegno ai gesti di gruppi solitari come quello di Barcellona. Non è improbabile il supporto di Stati stranieri. Sarà anche un caso ma ieri dopo l’attentato, il video su Barcellona pubblicato dall’emittente araba Al Jazeera ha avuto migliaia di like. Facile puntare il dito sul Qatar già al centro di polemiche perché accusato di sostenere i gruppi terroristici. Non bisogna però cadere in facili tentazioni e vie d’uscita semplici. La questione è molto complessa e ci vorranno decenni prima di risolverla.

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