Come sarà la politica estera dell’europeista Donald Tusk

Il parlamento polacco dà la fiducia a Donald Tusk per la formazione del nuovo governo. Come sarà la politica estera del neopremier.

Donald Tusk è tornato. L’ex-primo ministro polacco tra il 2007 e il 2014, e già presidente del Consiglio Europeo, ha ottenuto la fiducia del Parlamento per la carica di capo del governo.

Nelle elezioni politiche dello scorso ottobre, Tusk ha incalzato il premier uscente Mateusz Morawieck e il suo partito populista di governo: Diritto e Giustizia (Pis).

Tusk, che è sostenuto da una coalizione composta da Sinistra, Terza Via e Coalizione Civica, ha rovesciato il voto di fiducia in Parlamento.

Il presidente polacco Andrzej Duda, esponente del Pis, ha nominato premier dopo le elezioni Morawieck. Nel voto parlamentare, il premier uscente non ce l’ha fatta, aprendo la strada all’ex-presidente del Consiglio Europeo.

In tutto sono stati 190 i voti per il governo di Morawieck e 266 quelli contro. Di conseguenza, il Sejm, il Parlamento della Polonia, ha nominato Tusk premier.


Come sarà la politica estera di Donald Tusk

Con Donald Tusk la politica estera polacca cambia rotta. Certo il presidente Duda non renderà la vita facile al neo-premier dato che ha il potere di veto sulle leggi del Parlamento. Tuttavia Duda non potrà forzare la mano più di tanto. Il voto parlamentare che ha sfiduciato il suo compagno di partito è un segnale chiaro anche per lui.

Le elezioni politiche di ottobre 2023 e la scelta del Parlamento polacco controcorrente rispetto alla scelta del presidente fotografano una Polonia che sta cambiando, o almeno ci prova, a voltare pagina.

La posizione poco chiara tra europeismo e antieuropeismo del governo di Duda e Morawieck è risultata poco comprensibile ai polacchi.

L’appartenenza di Varsavia al gruppo di Visegrad, il blocco dei paesi dell’Europa orientale dentro l’Ue, ha contribuito ad alimentare la confusione.

Uniti nella diversità, i paesi Visegrad hanno dato in troppe occasioni l’impressione di essere uno strumento del primo ministro ungherese Viktor Orbàn. Quest’ultimo non ha mai nascosto le proprie posizioni sovraniste filo-russe e anti-ucraine. Più volte ha tentato di mettere in difficoltà l’Unione Europea sul sostegno bellico a Kiev. Non gli è andata finora molto bene. Però ci ha provato.

La presenza di Orbàn nel gruppo Visegrad si è rivelata ingombrante e controproducente. Il sovranismo è stato mal recepito dentro l’Europa ma soprattutto dentro la Nato. Il rischio di un allontanamento dall’Alleanza Atlantica ha preoccupato alcuni dei paesi dell’Europa orientale. Perché la presenza dei militari della Nato, soprattutto in Polonia, è una garanzia di sicurezza.

E proprio il tema della sicurezza ha segnato la svolta politica della Polonia. Con una guerra ai suoi confini e la minaccia russa che si tocca con mano, metà dei polacchi ha perso la fiducia nel partito di governo e dei suoi esponenti. A Duda è riuscito il miracolo politico di essere sorvegliato speciale in Europa e Nato ma anche alleato ambiguo dell’Ucraina che resiste alla Russia, storica rivale della Polonia.

Tusk ha davanti una sfida difficilissima e si assume una responsabilità politica senza precedenti. Da una parte traghettare la Polonia di nuovo sul fronte occidentale, europeo e atlantico. Dall’altra quella di controbilanciare in Europa orientale, e dentro il gruppo Visegrad, l’Ungheria di Orbàn. E all’interno un presidente che non gli renderà la vita facile. Il quotidiano Politico ha definito il premier polacco l’uomo più influente d’Europa. Tocca a lui dimostrare che la definizione è giusta.

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