Come ridurre la povertà in Africa

L’Undp, agenzia Onu sullo sviluppo, pubblica un rapporto sull’ineguaglianza del reddito nei Paesi dell’Africa sub sahariana. E propone strategie su come diminuire la povertà.

L’Onu pubblica un rapporto sulla diseguaglianza del reddito nell’Africa sub sahariana. Lo studio è stato realizzato dall’Undp, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dello sviluppo. L’occasione per la sua presentazione è stata la sessione annuale dell’Assemblea Generale dell’Onu che si è conclusa da poco a New York.

La pubblicazione si intitola Income Inequality Trends in sub-Saharan Africa e fotografa la condizione economica attuale dei Paesi africani a sud del Sahara. E’ la prima di questo genere riguardante l’Africa.

E’ solo affrontando e vincendo la sfida dell’ineguaglianza del reddito che si riuscirà a ridurre la povertà in Africa. E’ questo il punto di partenza dello studio Onu.

Il report riporta che nonostante il progresso economico africano degli ultimi 25 anni con una robusta crescita del 5% del prodotto interno lordo, i livelli di povertà in Africa rimangono sempre molto alti. Circa il 41% rispetto ai Paesi sviluppati.

A ciò si aggiunge che i Paesi sub sahariani hanno assistito a una riduzione media del coefficiente di Gini (l’indice che misura la diseguaglianza nella distribuzione) da 0,47 a 0,43 tra il 1991 e il 2011. Nonostante questo, però, la regione resta quella con i più alti tassi di diseguaglianza  nel mondo con 10 Paesi che rientrano nella classifica dei 19 Stati più diseguali al mondo.

Uno dei fattori di questa ineguaglianza, si scrive nello studio, è la struttura economica altamente dualistica dei Paesi sub sahariani. Esistono settori a alto reddito come le multinazionali e l’industria estrattiva che hanno poche capacità di generare occupazione. Rimane molto consistente il ricorso al lavoro nero e sommerso con salari bassissimi per la forza lavoro.

Ulteriori fattori sono la concentrazione del capitale finanziario, umano e terriero nelle mani di pochi specialmente in Africa orientale e meridionale; e l’incapacità dello Stato di provvedere alla redistribuzione della ricchezza.

Analizzando le dinamiche e le complessità della disuguaglianza, lo studio Onu dimostra che sette Stati africani (Sud Africa, Botswana, Namibia, Zambia, Repubblica Centrafricana, Comore e Lesotho) stanno guidando il continente africano verso livelli alti di reddito diseguale, spingendo il coefficiente di Gini al di sopra della media mondiale.

La vera sorpresa del rapporto Onu è che Paesi come il Burkina Faso, il Burundi, Mali, Niger e Guinea si classificano nel rank mondiale tra le posizioni più alte, quindi con tassi di uguaglianza tra i più alti a livello globale. Alcuni di questi Paesi sono tra i più poveri al mondo e si caratterizzano per avere introdotto la proprietà privata della terra e la parità di accesso alla terra.

Quali sono quindi, secondo gli analisti dell’agenzia Undp, gli obiettivi politici che i Paesi sub sahariani devono perseguire per ridurre la disparità del reddito e favorire la sua redistribuzione?

Ecco cosa dice lo studio:

  • migliorare la distribuzione del capitale umano (anche investendo nell’educazione scolastica avanzata) per affrontare la diseguaglianza;
  • aumentare la tassazione diretta e l’efficienza della pubblica amministrazione;
  • potenziare la produttività nel settore agricolo, attualmente considerato strategico per ricollocare la forza lavoro proveniente da altri settori, nonché ridurre la povertà rurale;
  • realizzare le trasformazioni strutturali;

In conclusione il rapporto raccomanda una strategia di sviluppo simbolicamente descritta con al metafora dell’Albero dell’Equità. I quattro rami di questo albero sono: popolazione, fondamentali macroeconomici, sviluppo umano e crescita. Questi “rami” servono a facilitare la transizione dell’Africa verso la riduzione della povertà e della diseguaglianza; ma anche all’adozione di politiche macro-economiche volte a invertire la deindustrializzazione e a promuovere la produttività.

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