Capire l'economia internazionale: il commercio estero

Cos’è e come funziona il commercio internazionale.

L’aumento della produttività che garantisce la ricchezza di un Paese si ottiene anche con la specializzazione e divisione del lavoro.

La specializzazione del lavoro è sempre esistita nelle organizzazioni sociali. I contadini per esempio fornivano cibo ai cittadini dei centri urbani. Oppure i commercianti di metalli scambiavano i loro prodotti con gli artigiani dei tessuti.

Alla base di questi scambi c’era la specializzazione di ognuno. Come scriveva Paul Krugman nel suo celebre manuale di economia internazionale, per un produttore è più conveniente realizzare ciò che sa fare meglio, ovvero ciò in cui si è specializzato. E acquistare i beni che non sa produrre ma che altri sanno fare meglio.

La specializzazione del lavoro, oggi sempre più sofisticata, ha bisogno del commercio. Soprattutto del commercio su scala globale. I mercati interni o regionali non sono più sufficienti.

Quando la vendita dei propri prodotti supera i confini nazionali allora si parla di commercio estero o internazionale. La regola generale in questo ambito è sostanzialmente una: la quota di reddito nazionale scambiata con l’estero è più grande nei Paesi piccoli che in quelli più grandi. Ciò si spiega con il fatto che nei Paesi più grandi è più possibile avere una maggiore specializzazione dentro i propri confini.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il commercio internazionale ha avuto un rapido sviluppo ed è cresciuto più del prodotto nazionale lordo. Significa che una quota consistente della produzione di un Paese è stata inviata all’estero.

E’ in particolare dopo il 1948 che il commercio oltre frontiera è partito alla grande. E ha raggiunto un valore indice pari a 520 nel 1971, considerando come indice base uguale a 100 il volume d’affari del 1913. Tra il 1948 e il 1971 il volume del commercio mondiale è cresciuto a un ritmo annuo del 7,27%. Nello stesso periodo la produzione mondiale è cresciuta del 5,6%, mentre il Pnl di meno del 5%. Questo trend si è ripetuto anche negli anni ’90 e all’inizio del XXI secolo. Per poi arrestarsi con la crisi economico-finanziaria del 2008. (I dati sono pubblicati da Sidney Pollard: L’Economia Internazionale dal 1945 a oggi, edizioni Laterza).

Perché c’è stata questa continua crescita negli anni dal dopoguerra fino almeno al nuovo secolo? I motivi sono due. Il primo è che per stare sui mercati mondiali occorre una maggiore efficienza. Il che implica avere alti livelli di specializzazione, che porta come abbiamo visto a un aumento degli scambi di beni. Il secondo motivo è che nel corso degli anni si sono abbassate, o addirittura eliminate, molte barriere commerciali (si pensi all’integrazione europea per esempio).

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