A chi fa paura la crisi cinese

La bolla immobiliare della Cina sta causando una crisi economica e finanziaria al dragone asiatico. Ma quanto fa paura la crisi cinese?

Quante conseguenze la crisi finanziaria della Cina può avere negli Stati Uniti e in Europa? Molto poche. In un articolo per La Stampa del 26 agosto, il premio Nobel per l’economia Paul Krugman scrive che la crisi cinese non fa paura.

Con lo stile brillante che lo contraddistingue, Krugman ci spiega che la bolla immobiliare che sta trascinando la Cina sul dirupo economico non avrà ricadute globali come quella del 2008. L’attuale declino immobiliare finanziario del dragone presenta numerose similitudini con la crisi partita negli Stati Uniti dopo il fallimento della Lehman Brothers.

L’economista americano ci tranquillizza sulle conseguenze della bolla immobiliare causata dalla crisi della Evergrande, il più grande colosso di investimenti in beni immobili della Cina. L’esposizione finanziaria e commerciale degli Stati Uniti alla Cina, scrive, è piccola. La stima è di circa 515 miliardi di dollari. Una somma che può apparire enorme, ma che è una percentuale minima in un economia possente come quella americana.

Anche sull’Europa l’esposizione finanziaria e commerciale cinese è ridotta. Prendiamo, per esempio, il mercato delle auto nel quale il gigante asiatico ha il primato nella produzione e nell’export. Nel primo trimestre 2023, la Cina ha superato il Giappone nell’export mondiale di auto.

Nonostante il boom, che mette Pechino sul podio dell’export automobilistico, la quota in Europa di auto dalla Cina non raggiunge l’1,5% (dato de Il Sole24 ore del 27 agosto). Un indicatore che ci dice che una crisi economica e finanziaria della Cina avrebbe poche ripercussioni anche sul vecchio continente dal momento che il settore più proficuo di export ha una percentuale bassa nel vecchio continente. Questo nonostante il governo di Pechino abbia investito in sussidi al settore auto per 57 milioni di dollari tra il 2016 e il 2022. Gli Stati Uniti hanno sostenuto l’industria automobilistica con 12 milioni di dollari di sussidi nello stesso periodo. La crisi cinese farà paura altrove.

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