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Verso l’intervento di terra in Siria?

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Un tank dell'esercito turco nei pressi di un villaggio della provincia di Aleppo lo scorso febbraio.

I Paesi della coalizione che combatte l’Isis e la Russia hanno sempre sostenuto di non “mettere gli stivali” a terra. Ora qualcuno apre la porta. L’Arabia Saudita è pronta a interventi di terra. E la Russia accusa la Turchia di progettare un attacco.

Perché Riad ha reso noto la sua disponibilità a collaborare a un intervento di terra in Siria? Siamo vicini a una svolta nella guerra all’Isis?  La risposta, per dirla con Shakespeare, non sta solo nelle stelle ma anche dentro i meccanismi che regolano le dinamiche internazionali.

L’annuncio saudita non è un atto isolato. E’ piuttosto figlio del comune sentire diffuso nei circoli politici e diplomatici occidentali e nordafricani. Riad, insomma, fa una proposta che ha già le gambe e deve solo aprire il dibattito tra gli alleati contro l’Isis.

Dietro l’offerta armata saudita si cela però anche la storica rivalità con l’Iran. Dopo l’insediamento di un governo sciita a Baghdad, gli sceicchi di Riad non possono permettere un consolidamento di Assad appoggiato dall’Iran. Quindi, meglio sostenere alcune formazioni ribelli sunnite.

La Siria non è l’unica a promuovere un’operazione di terra. Si è fatta avanti anche la Turchia. Il portavoce del Ministero della difesa russo ha comunicato che Ankara starebbe preparando un’invasione militare sul territorio turco. Il Ministero della difesa russo ha comunicato che “sta registrando un incremento nei segnali che indicano movimenti segreti delle forze armate turche finalizzati a operazioni attive nel territorio della Siria”.

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