Ci sono sempre più segnali di un allargamento del conflitto ucraino. La diplomazia verso una resa incondizionata?
Tensione alle stelle a livello mondiale. Vladimir Putin minaccia uso di armi mai viste se si interferisce con l’operazione in Ucraina.
La dichiarazione del presidente russo arriva a seguito delle ultime decisioni prese al vertice tenuto nella base militare di Ramstein e al summit della Nato.
I Paesi occidentali hanno deciso di aumentare la fornitura di armi a Kiev. In particolare la Germania ha stabilito l’invio di carri armati. Il segretario generale della Nato ha detto che l’ingresso di Svezia e Finlandia sarebbe accolto a braccia aperte.
La Russia non gradisce e risponde accusando la Nato di mettere a rischio la sicurezza in Europa. Il paradosso è che proprio da uno Stato aggressore, come è la Russia di Putin, arriva l’accusa di mettere a rischio la sicurezza europea.
Non è andato a buon fine il tentativo diplomatico del segretario dell’Onu, Antonio Guterres, che ha incontrato Putin a Mosca il 27 aprile. Guterres ha detto che la pace dipende solo da Mosca.
A parte il fatto che trovo bizzarro che il più alto rappresentante delle Nazioni Unite rilasci una dichiarazione che sermbra una resa incondizionata a Putin, ho l’impressione che la diplomazia si stia in generale sempre più arrendendo senza condizioni alla guerra.
La strategia Usa è intanto sempre più chiara. Ed è stata ben illustrata dal segretario alla Difesa, Lloyd Austen, nel vertice di Ramstein. Obiettivo per Washington è indebolire il più possibile la Russia riducendo le sue capacità militari e economiche. Nel primo caso si interviene armando il governo ucraino. Nel secondo caso con le sanzioni economiche. Un allargamento del conflitto appare sempre più probabile.