Perché l’Italia può camminare a testa alta in politica estera. Venezuela e Francia prove di ingerenza negli affari interni italiani.
Le vicende di Venezuela e Francia sono prove di ingerenza negli affari interni italiani. Criticato e vituperato da gran parte della stampa italiana e internazionale, il governo guidato da Giuseppe Conte esce in realtà a testa alta mostrando autonomia di scelta in politica estera. La posizione italiana fa aumentare il rispetto e la credibilità internazionale del Paese. Che si presenta come un player da consultare prima di prendere decisioni su altri tavoli.
L’azione diplomatica di Roma alla fine ha dato i suoi frutti. Non si è fatta intimidire dalle pressioni internazionali sulle vicende di Caracas, e neppure dalla crisi con Parigi. Venezuela e Francia sono state in queste settimane per l’Italia due facce della stessa medaglia. In entrambi i casi, il pressing internazionale ha provato a fare cambiare idea al governo, esercitando un’ingerenza mascherata negli affari interni italiani come non si vedeva da tempo.
Juan Guaidò, che si è autoproclamato presidente in Venezuela, ha scritto a Roma risentito per il mancato riconoscimento del suo governo. In sostanza, ha chiesto agli italiani di sostenere l’opposizione venezuelana contro l’attuale presidente Nicolàs Maduro. La Francia invece richiama il proprio ambasciatore a Roma perché il governo italiano ha incontrato alcuni rappresentanti dei gilet gialli, probabili esponenti dell’opposizione. Su Venezuela e Francia le critiche si sono sprecate verso la diplomazia italiana. Non si capisce perché in Francia non andava bene incontrare l’opposizione, mentre in Venezuela era cosa giusta riconoscere l’autoproclamato presidente dell’opposizione.
Inoltre, sulla vicenda venezuelana si apre tutta la partita della violazione della sovranità e del divieto di ingerenza negli affari interni. L’Unione Europea, a esclusione dell’Italia, si è schierata con Donald Trump che insegue più il petrolio venezuelano che i principi violati da Maduro verso la popolazione.
L’Ue però ha preso la posizione dopo una forzatura fatta da quattro Paesi europei: Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Questi hanno deciso il riconoscimento di Guaidò senza attendere la riunione con gli altri 27 membri. E hanno messo sotto ricatto il Consiglio Europeo, che così quasi all’unanimità ha dovuto seguire le loro posizioni. Ben ha fatto l’Italia a non adeguarsi a questa linea e a non riconoscere il leader dell’opposizione. Sia ben chiaro nessuno sta difendendo Maduro. Di lui abbiamo parlato ampiamente su Notiziario Estero e lo abbiamo criticato per le sue scelte economiche e istituzionali. Tuttavia, non siamo ancora in una situazione che giustifica l’ingerenza umanitaria, cioè l’intervento negli affari interni di un altro Paese. E’ il principio che ha giustificato in passato alcuni celebri interventi armati sul territorio di uno Stato (Kosovo, Iraq, ecc.). Le violazioni di diritti umani da parte di Maduro poi sono tutte da dimostrare. Di sicuro, il presidente venezuelano ha una visione originale delle istituzioni e non ha certo rispettato i dettami costituzionali, che ha cambiato a suo piacimento e favore.
Con la crisi diplomatica tra Italia e Francia la situazione non è molto diversa. Certo cambia completamente il contesto. Questa volta le pressioni ai limiti dell’ingerenza negli affari interni sono arrivate dai Paesi europei. I rappresentanti di Roma non dovevano incontrare quelli dei gillet gialli, provocando Emmanuel Macron a ritirare l’ambasciatore. In realtà, la partita era più grossa e la tensione nasceva da lontano, incluse le divergenze sulla Tav la linea ferroviaria Torino-Lione. Anche qui però si è consumato il tentativo di ingerenza. Qualcuno ha pure scritto che andavano fatte le scuse ai francesi. La questione è ancora aperta, anche se ritornerà alla normalità probabilmente dopo le elezioni europee di maggio.
Bene dunque ha fatto sul Venezuela il Parlamento italiano a approvare una risoluzione di maggioranza che propone le elezioni libere ma non riconosce Guaidò. In sostanza, l’Italia ha appoggiato il programma del rappresentante dell’opposizione ma non Guaidò.
Venezuela e Francia rilanciano il ruolo della diplomazia italiana sullo scacchiere globale. Erano anni che non si vedeva una reazione ferma e severa della politica estera italiana. Forse, dai tempi di Sigonella nel 1985. Allora, gli americani se la legarono al dito contro Bettino Craxi. Ora, a legarsi al dito l’Italia che reagisce ci sono agli americani e gli europei.