Usa, Giappone e Corea del Sud promettono ritorsioni contro il regime di Pyongyang dopo l’annuncio nordcoreano di avere effettuato un test nucleare con bomba all’idrogeno. La Cina ammette la sua preoccupazione.

I Paesi asiatici hanno in realtà già cominciato le prime rappresaglie contro la Corea del Nord.
Seul ha riattivato la campagna di propaganda contro Pyongyang con altoparlanti lungo la frontiera comune. Questa pratica lo scorso agosto fece irritare il dittatore nordcoreano Kim Jong -un. Tanto che minacciò anche attacchi militari se non cessava l’operazione di propaganda nordcoreana.
Seul ha chiesto a Washington di attivare le sue armi strategiche nella zona. I leader di Giappone, Usa e Corea del Sud si sono accordati telefonicamente decidendo che occorre rispondere uniti alla provocazione nordcoreana definita “inaccettabile”.
Quella di Seul degli altoparlanti è una trovata sudcoreana per provocare il dittatore di Pyongyang. Lo scorso agosto fece sparare contro gli altoparlanti e minaccio un attacco militare dando vita auno dei momenti di maggiore tensione tra i due Paesi.
Sebbene gli esperti ritengano che la bomba fatta esplodere non fosse all’idrogeno ma probabilmente “solo” atomica, si tratta comunque di un passo in avanti per la tecnologia nordcoreana. Un fatto che comunque preoccupa Stati Uniti e Paesi asiatici confinanti.
Gli Usa, che hanno in Corea del Sud una forza di 25.000 uomini, hanno dato il loro consenso, dopo i colloqui telefonici con Seul e Tokyo, a imporre sanzioni ancora più dure ai nordcoreani.
In questa prospettiva il Paese che si trova nella posizione più scomoda è la Cina. Pekino è storicamente l’alleato della Corea del Nord. Ma i rapporti di Pechino con Pyongyang sono notevolmente deteriorati dopo l’arrivo al potere di Kim Jong-un. Tanto che Pechino non è stata informata dei test nucleari in zone, tra l’altro, molto vicine al confine cinese. Così ora la Cina potrebbe trovarsi a scegliere se sostenere le sanzioni contro il suo ex-alleato o meno. Nel primo caso vorrebbe dire però potenziare l’influenza e il potere degli Usa e Giappone nella regione.
Il governo cinese è ben consapevole del rischio. Per ora si è limitato a una semplice dichiarazione di invito a Pyongyang a mantenere un “comportamento che non peggiori la situazione”. Pechino però ha anche ammesso la sua preoccupazione per la piega che stanno prendendo gli eventi.