Il presidente Rohani: “E’ guerra psicologica”. Usa contro Iran
Alla fine Donald Trump ce l’ha fatta nella partita Usa contro Iran. Prima ha demolito l’accordo internazionale sul nucleare firmato nel 2015. Poi ha fatto scattare le sanzioni, ricambiando a Israele il favore ottenuto dal premier Benjamin Netanyahu, che ha utilizzato in più occasioni la potente lobby ebraica dell’Aipac in America per portare voti al soldato Trump.
A mezzanotte del 7 agosto sono scattate le sanzioni. Si tratta della prima tranche, che colpirà l’acquisto di dollari Usa da parte del governo iraniano. Colpiti anche il commercio di oro, metalli preziosi, grafite, alluminio, acciaio, carbone e software usati nel settore industriale, settore automobilistico.
La seconda tranche di sanzioni entrerà in vigore il 5 novembre prossimo. Riguarderà petrolio, banche e i settori della cantieristica e delle spedizioni navali. Mentre saranno reinseriti nella lista nera centinaia di persone, compagnie di navigazione e aeree che erano colpite da sanzioni prima dell’accordo del 2015.
Il presidente Usa gioca la partita anti-iraniana a favore di Israele e Arabia Saudita. Lascia però una porta aperta a Teheran, ribadendo che è pronto a incontrare in qualsiasi momento il presidente Hassan Rohani. L’invito era già stato lanciato da Trump durante il recente incontro a Washington con Giuseppe Conte, presidente del Consiglio Italiano. Rohani si era mostrato possibilista, mentre i falchi interni alla Repubblica Islamica avevano fatto sapere che l’invito sarebbe stato rifiutato.
La risposta dell’Iran all’introduzione delle sanzioni non si è fatta attendere. E’ stato proprio il presidente Rohani a rispondere. “Trump punta alla guerra psicologica”, ha detto, aggiungendo che il governo iraniano non cadrà nella trappola e non si farà intimidire.
Quella di Trump sull’Iran è una vittoria di Pirro. Da una parte consolida il patto di ferro con Israele che era entrato in crisi negli anni di Obama, e rilancia il potere regionale dell’Arabia Saudita nel Golfo, potere limitato dal controbilanciamento iraniano. Dall’altra parte però diventa troppo dipendente da Israele e Arabia Saudita in Medio Oriente, che possono tenerlo con le mani legate. Tel Aviv sugli equilibri nei fronti mediorientali; Riad in quelli del Golfo.
Due prove di questo stanno già avverandosi. Nella intricata questione siriana, la diplomazia israeliana non ci ha messo molto a trattare con la Russia aumentando l’isolamento americano; nel Golfo l’Arabia Saudita torna a spadroneggiare sul prezzo del petrolio non avendo più la concorrenza dei barili iraniani. E Trump ha già dovuto chiedere aiuto ai monarchi sauditi per aumentare la produzione di greggio e diminuire il prezzo del petrolio. Bei grattacapi per il capo della Casa Bianca.
[…] 7 agosto 2018 in Internazionale // Usa contro Iran: scattano le sanzioni. Trump paga il debito a… […]