La volata finale nella lunga notte americana. Biden conquista la Pennsylvania e diventa il 46esimo presidente degli Stati Uniti.
Continua la lunga maratona elettorale americana per le presidenziali Usa.
Trump promette battaglia legale per contestare i voti per posta.
L’aggiornamento elettorale
Affluenza al 67%, mai così alta da oltre un secolo. Oltre 101 milioni al voto.
L’elezione con 270 voti elettorali.
Biden: 290 voti
Trump: 214 voti
A 96ore dalle votazioni, l’America ha finalmente un presidente. Joe Biden è il 46esimo presidente degli Stati Uniti. Sono ancora in bilico Arizona, Georgia, Nord Carolina. Nei primi due è in testa Biden. In Nord Carolina guida Trump, che intanto scatena i suoi avvocati per i ricorsi e i riconteggi. Ma il giudice del Michigan boccia il ricorso dell’ex-presidente.
La diretta del New York Times
Chi ha già votato
Mentre in tutti gli Stati Uniti si aprono via via i seggi, già quasi 100 milioni di americani hanno votato prima dell’Election Day. In tempi di pandemia hanno infatti optato per il voto anticipato 99.657.079 elettori, di cui oltre 35 milioni si sono recati alle urne in persona e oltre 63 milioni hanno votato per posta. I dati sono quelli dello Us Electoral Project dell’Università della Florida e indicano come ci siano ancora oltre 28 milioni di schede inviate per il voto postale ma non ancora tornate indietro.
Ecco una infografica molto significativa dell’Ispi di Milano:
Voto postale, voto ai seggi
Oltre a votare durante l’Election Day, negli USA si può dunque votare anche anticipatamente, recandosi di persona ai seggi o via posta – entrambe opzioni scelte quest’anno da un numero record di elettori nel tentativo di evitare code ai seggi durante una pandemia. Se nel 2016 a ricorrere al voto anticipato erano state complessivamente circa 57 milioni di persone, quest’anno sono 95. E questo nonostante il fatto che, per mesi, il presidente Trump abbia gettato pesanti ombre sui presunti legami (mai provati) tra il voto postale ed eventuali brogli.
Ogni Stato ha però procedure diverse per il conteggio dei voti anticipati e di quelli postali: c’è chi li conta al momento dell’arrivo della scheda elettorale per posta; c’è chi li conta prima del giorno delle elezioni; chi li conta a partire dalla chiusura delle urne il 3 novembre. Quest’anno perciò potrebbe volerci più tempo per lo scrutinio e per conoscere il nome del vincitore.
La tensione sul voto
Sul voto c’è anche lo spettro di disordini e violenze, con una Casa Bianca più che mai blindata e tensioni un po’ in tutto il Paese tra i militanti pro-Trump e chi protesta contro il presidente. La tensione è alle stelle in Texas, roccaforte repubblicana che rischia di essere espugnata dopo oltre 40 anni dai democratici: qui un corteo di auto di fan del presidente ha circondato un bus di sostenitori di Biden tentando di mandarlo fuori strada. Sull’episodio indaga l’Fbi. Ma anche a New York e in altre città la vigilia del voto è stata caratterizzata da tafferugli, vandalismi e scontri con la polizia, con decine di arresti.
Gli Stati chiave
Ogni 4 anni, le elezioni presidenziali vengono decise da alcuni stati cruciali che – per il solo fatto di non essere attribuibili con certezza all’uno o all’altro partito – diventano il vero campo di battaglia in cui si perde o si vince la corsa alla Casa Bianca. Gli stati “ballerini” – i cosiddetti swing states – da tenere maggiormente d’occhio quest’anno sono: Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, gli stati della “Rust Belt” che nel 2016 consegnarono la vittoria a Donald Trump; alcuni stati del Sud, la cui composizione demografica sta rapidamente cambiando negli ultimi anni come Arizona, Florida e North Carolina; e stati che sono considerati potenziali ‘sorprese’ come Georgia e Texas, tradizionalmente repubblicani ma in cui quest’anno i dem potrebbero vincere; e ancora stati storicamente in bilico come Ohio e Iowa.