Due missili russi cadono sulla Polonia, paese Nato, causando due morti. La Nato archivia. Per gli Usa i missili erano ucraini ma la responsabilità è russa.
Alla fine l’incidente sul territorio di un Paese Nato c’è stato. O almeno così sembra, nonostante le accuse reciproche sulle responsabilità tra russi, ucraini e polacchi. Sono almeno due i missili di Mosca caduti in Polonia il 15 novembre, a Przewodow vicino al confine con l’Ucraina, nel corso di un attacco dell’esercito contro le forze di Kiev. Due i morti.
La Russia, scrive la Bbc, ha lanciato uno dei raid più violenti contro Kiev e altre città ucraine. Il lancio è iniziato nel momento in cui a Bali, dove è in corso il G20, si discuteva una mozione di condanna contro la Russia.
Il Cremlino ha dichiarato che gli ordigni non sono dell’apparato militare russo. I media polacchi parlano di avanzi di missili abbattuti dalle forze ucraine e caduti sul territorio polacco. Varsavia ha riunito il Comitato di Sicurezza. Convocato il vertice Nato. L’alleanza militare ha deciso per una linea soft perché le indagini hanno mostrato che si trattava di missili ucraini. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno detto che la responsabilità è comunque della Russia.
Per Volodymyr Zelensky, la Russia ha aggredito la Polonia, un Paese della Nato e sta conducendo un’escalation significativa. Il Pentagono aveva avviato le indagini dal momento che non era ancora chiara la dinamica dell’accaduto.
Ieri, il governo polacco aveva messo l’esercito in stato di allerta. Varsavia invoca l’articolo 4 dello Statuto della Nato secondo il quale “le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”.
La Nato ha valutato una risposta o meno in base all’articolo 5 del suo Statuto: “In caso di attacco armato contro uno o più paesi membri in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutti loro”. Per adesso la linea è quella soft senza alcun riferimento all’articolo 5.