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Ucciso capo avvocati curdi in Turchia. Scontri a Istanbul

Aveva appena finito di fare una dichiarazione alla stampa quando e’ stato raggiunto da una pallottola che gli ha trafitto un occhio, uccidendolo. E’ morto cosi’, nel sudest della Turchia, Tahir Elci, noto avvocato curdo, che a ottobre aveva difeso i ribelli del Pkk e per questo attendeva di essere processato. L’agguato e’ avvenuto vicino a una moschea nel distretto di Sur, nella citta’ a maggioranza curda di Diyarbakir, capoluogo dell’omonima provincia. Sonomorti entrambi i due poliziotti rimasti feriti nella sparatoria. Il primo agente e’ morto poco dopo la sparatoria, il secondo piu’ tardi in ospedale.

Elci, che era presidente del locale ordine degli avvocati, si trovava li’ assieme a una quarantina di attivisti per leggere un comunicato. Improvvisamente, ignoti aggressori hanno aperto il fuoco contro il gruppo e la polizia, hanno riferito alcuni testimoni, ha risposto immediatamente. L’avvocato e’ morto sulla scena per le ferite riportate all’occhio sinistro, come spiegato da fonti ospedaliere.

Nel distretto di Sur le autorita’ hanno decretato il coprifuoco mentre e’ iniziata la caccia ai responsabili dell’aggressione.
“Questo incidente dimostra che la Turchia fa bene a combattere il terrorismo. Continueremo a combatterlo con determinazione”: ha commentato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, accreditando la ricostruzione – effettuata dall’agenzia di Stato Anadolu – che a sparare siano stati i ribelli del Pkk.
L’agenzia Dogan, invece, ha diffuso un video in cui si vede un uomo barbuto che spara al 49enne avvocato curdo nascosto dietro il minareto della moschea.

Elci era in attesa di processo per una sua intervista alla Cnn turca in cui sosteneva che ilPkk, considerato fuorilegge in Turchia e obiettivo di una strenua battaglia governativa, “e’ un movimento politico che ha importanti domande politiche e che gode di vasto supporto, anche se alcune sue azioni sono di natura terroristica”.
Dichiarazioni che avevano suscitato una vasta eco e per cui rischiava fino a sette anni di prigione. (AGI) .

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