Investimenti, armi e diplomazia: come Ankara sta rafforzando la sua presenza nel continente africano.
La Turchia sta ampliando la sua influenza in Africa attraverso una strategia che combina investimenti economici, supporto militare e cooperazione diplomatica. Pur non essendo una delle principali potenze globali attive nel continente, il suo approccio mirato e flessibile le consente di consolidare legami senza suscitare le stesse preoccupazioni che accompagnano le presenze di Stati Uniti, Cina, Russia e Unione Europea.
Un’alleanza strategica
Ankara considera l’Africa una componente essenziale della sua politica estera, puntando a rafforzare la cooperazione Sud-Sud, aumentare il proprio peso diplomatico e accedere alle preziose risorse naturali del continente. Negli ultimi anni, il volume degli scambi commerciali tra la Turchia e i paesi africani è cresciuto esponenzialmente, passando da 1,35 miliardi di dollari nel 2003 a 12,4 miliardi nel 2023. Il governo turco ha firmato accordi di libero scambio con Tunisia, Marocco, Egitto e Mauritius, mentre le aziende turche sono sempre più coinvolte in progetti infrastrutturali di rilievo, come la costruzione dell’aeroporto di Addis Abeba e lo sviluppo di porti in Senegal.
Risorse ed energia: l’Africa come opportunità
Uno degli obiettivi principali della strategia turca è ridurre la dipendenza energetica del paese, che attualmente produce solo il 25% del proprio fabbisogno. Ankara sta investendo nell’estrazione di petrolio, oro e uranio, con particolare interesse per il Niger, uno dei principali fornitori di uranio. Tuttavia, questi accordi spesso coinvolgono paesi politicamente instabili, rendendo necessaria una presenza turca anche in ambito militare.
L’espansione militare: SADAT e la vendita di armi
Per proteggere i propri interessi economici e rafforzare le alleanze locali, la Turchia si affida alla compagnia militare privata SADAT, spesso paragonata alla Wagner russa. SADAT opera in zone di conflitto come il Sahel, fornendo addestramento e supporto ai governi locali. Inoltre, Ankara è diventata il quarto maggiore esportatore di armamenti in Africa, con particolare attenzione ai droni Bayraktar TB2, molto richiesti dai regimi militari di Niger, Burkina Faso e Mali.
Basi militari e relazioni geopolitiche
La Turchia ha rafforzato la sua presenza militare in Africa con la base di Mogadiscio, in Somalia, e con un recente accordo per il controllo della base di Abeche in Ciad. Queste operazioni confermano la volontà di Ankara di inserirsi in una regione da cui la Francia si è progressivamente ritirata, cercando di posizionarsi come un attore meno controverso rispetto ad altre potenze.
Il futuro della presenza turca in Africa
Nonostante i successi economici e diplomatici, la crescente influenza turca in Africa presenta anche sfide e contraddizioni. Il coinvolgimento in operazioni militari potrebbe generare tensioni con la popolazione locale e con altri attori internazionali. Inoltre, il supporto a governi accusati di violazioni dei diritti umani potrebbe compromettere la percezione della Turchia come partner neutrale.
Nei prossimi anni, Ankara dovrà bilanciare le sue ambizioni economiche e geopolitiche con i rischi legati alle operazioni militari. La sua capacità di navigare tra le alleanze e le competizioni globali determinerà se la sua presenza in Africa sarà vista come un’opportunità o come una nuova forma di ingerenza straniera.