Il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schultz, ha lamentato che la rigidità del governo di Tsipras conduce la Grecia al collasso. Cosa Schultz si aspettasse da Tsipras, Schultz non lo dice. Ma è facile intuire che l’ex Kapò da film sui lager (copyright Silvio Berlusconi) immaginasse che il leader di Syriza deponesse le armi alleggerendo le sue posizioni sull’austerity. Tsipras però è un politico anomalo e i patti con gli elettori li rispetta davvero. La sua affermazione elettorale fotografa l’indignazione dei greci per la svendita del Paese alla Troika; per la cura da elefante imposta alla Grecia a suon di tagli finanziari e sacrifici. Non stupisce quindi che, appena eletto, Tsipras si sia affrettato a rifiutare incontri con Fmi e Bce dando la precedenza a colloqui con le istituzioni comunitarie e le cancellerie delle capitali europee. Le proposte che il premier greco e il suo ministro delle finanze porteranno ai Paesi europei sono note: moratoria di 5 anni sul debito e ridefinizione delle obbligazioni. Per ora dal resto d’Europa non arrivano segnali accomodanti. La Germania mantiene posizioni rigide. Nonostante un certo apparente ammorbidimento di Angela Merkel. L’Europa comunque, incluso Schultz, dovrà rassegnarsi a una Grecia che non molla. D’altronde, il Paese ha un tasso di disoccupazione del 26%, un debito pubblico al 170% del Pil, oltre un terzo della popolazione nella fascia di povertà. Difficile pensare che i greci non giochino il tutto per tutto per evitare di affondare nelle sabbie mobili. Fosse solo in nome dell’orgoglio.