Il presidente Usa Donald Trump ha dichiarato che saranno utilizzati almeno 30.000 uomini alla frontiera tra Iraq, Siria e Turchia. Il suo omologo turco, Recep Tayyp Erdogan, ha risposto che si dovrà stroncare sul nascere una simile forza di terra.
Anche se l’Isis è quasi scomparso, le potenze trovano lo stesso il modo di litigare. Ankara non accetta la prospettiva che in una forza di confine entrino a farne parte i combattenti curdi. Che è proprio quello che vuole Donald Trump. Nel suo progetto la metà dei combattenti devono essere curdi o arabi del Sdf (le Forze Democratiche Siriane).
La scelta di Trump aumenta la diffidenza verso il capo della Casa Bianca. Per Erdogan e il suo entourage, il Presidente Usa vuole puntare a dare una porzione del territorio di confine ai curdi. Una prospettiva che fa inorridire i turchi.
Inoltre Trump ha le mani legate con i curdi dopo la promessa fatta nell’ultimo anno. Il Presidente Usa ha ricoperto di fiumi di armi i gruppi curdi per la guerra all’Isis. Ma ha anche specificato che al termine della guerra con l’Isis avrebbero dovuto restituire fino all’ultima arma. Difficile immaginare che neanche una bomba a mano sparisse nelle tasche di alcuni combattenti. La situazione non fa altro che inasprire le già aspre relazioni tra Usa e Turchia, soprattutto dopo il tentato golpe del 15 luglio 2016 e le accuse di Ankara a Washington per non consegnare quello che i turchi considerano il terrorista numero 1: Fetullah Gulem, rifugiato negli Stati Uniti.