Con 28 milioni di dischi venduti, i Killers sono considerati una delle rock band più importanti del 21° secolo. L’ultima fatica, Pressure Machine, sta andando molto bene soprattutto grazie al singolo Quiet Town.
Simbolo dell’alternative-rock made in Usa, la band di Las Vegas è probabilmente tra le poche che dal Nevada hanno scalato le classifiche mondiali.
Brandon Flowers e compagni si sono esibiti in oltre 50 Paesi, suonando nei templi della musica in giro per il mondo. Dotato di una voce strepitosa, Brandon è il leader dei Killers dove suona anche le tastiere e il basso. Con lui compongono la formazione anche Mark Stoemer alla chitarra, Ronnie Vannucci alla batteria e Dave Keuning alla chitarra. Tutti sono presenti nella band fin dalla fondazione nel 2001.
Gli album in studio
2004 – Hot Fuss
2006 – Sam’s Town
2008 – Day & Age
2012 – Battle Born
2017 – Wonderful Wonderful
2020 – Imploding the Mirage
2021 – Pressure Machine
I testi dei killers vanno direttamente al cuore e all’anima. Descrizioni intelligenti di città sperdute, stati emotivi, ricordi e nostalgia. Temi tipici della new wave anni ’80 alla quale lo stesso Brandon ha detto di ispirarsi. In particolare i New Order. Ma ci sono anche le influenze degli anni ’90, come gli Oasis. Brandon è originario di Nephi, Utah, e ha raccontato la storia triste e malinconica della sua cittadina nell’ultimo album Pressure Machine (agosto 2021).
«Mentre scrivevo le canzoni, pensavo a libri come I racconti dell’Ohio di Sherwood Anderson o I pascoli del cielo (di John Steinbeck)», spiega Flowers alla rivista Rolling Stones. «Sono raccolte di piccole storie ambientate nello stesso posto. Per qualche ragione, ho avuto il coraggio di farlo anch’io. Quando ho capito che sarebbero state ambientate qui, e che avrei raccontato vicende realmente accadute, tutto è andato al suo posto».
Il colpo di scena è stato il singolo pubblicato con Bruce Springsteen. hanno registrato insieme una nuova versione di A Dustland Fairytale, uno dei brani del disco del 2008 Day & Age. Brandon Flowers ha raccontato che il piano originale era suonarla insieme dal vivo. «Poi abbiamo deciso di registrarla in remoto, così da dare qualcosa alla gente durante la quarantena», dice. «Dustland è un brano figlio di Bruce. Quando l’abbiamo finito, nel 2008, gli ho mandato una copia e una lettera in cui esprimevo la mia gratitudine per quello che ha fatto per la mia vita».
Brandon Flowers ha sempre nominato Bruce Springsteen come una delle sue influenze principali. Nel 2006, la sua band è stata criticata perché il disco Sam’s Town si ispirava un po’ troppo alla sua musica. Quando Flowers ha incontrato Springsteen per la prima volta, quelle critiche gli pesavano molto.
«Ero spaventato a morte, Sam’s Town aveva alzato un polverone», ha detto nel 2008. «Lui invece mi ha fatto rilassare, mi ha dato sicurezza. È stato molto più gentile di quanto fosse necessario. Mi ha detto che il nostro primo disco era incontestabile. Io gli ho parlato delle mie preoccupazione e, beh, lui mi ha detto che ha vissuto le stesse cose con Bob Dylan». Continua così Brandon.