La strategia della Cina in Europa orientale e Balcani

Grazie a nuovi investimenti, Pechino sta estendendo la sua influenza nel quadrante est europeo. 

La Cina scommette sempre di più su Europa orientale e Balcani. Con nuovi investimenti nel fianco orientale europeo, Pechino estende la sua influenza in tutta l’area a est dell’ex cortina di ferro.

Il primo ministro cinese Li Keqiang ha visitato l’Ungheria. E da Budapest ha annunciato l’investimento di 3 miliardi di euro in 16 Paesi dell’Europa orientale e balcanica. Un finanziamento a nuovi progetti che, insieme a quelli già sostenuti in precedenza, dà alla Cina un ruolo forte in una zona geo-strategica di grande interesse e di influenza nell’Unione Europea. Pechino punta a garantirsi voci amiche dentro l’Ue, alimentando così le tensione esistenti  tra Europa orientale e occidentale.

Finora il gigante asiatico ha investito più di 6 miliardi di euro nell’Europa dell’est. I progetti di investimento toccano tutti i campi: imprese di telecomunicazioni, energie rinnovabili, industria metalmeccanica e chimica. Secondo il governo di Pechino la presenza cinese è ancora debole rispetto a inglesi e tedeschi. Tuttavia, l’impatto degli investimenti annunciati dal primo ministro cinese è molto forte.

La Cina ha molta pazienza. E sa aspettare che la propria influenza attecchisca. La partecipazione di Li Keqiang al summit di Budapest dei 16 Stati euro-orientali è un’occasione importante per la Cina di mostrare il proprio impegno e vicinanza.

Un messaggio diplomatico rilevante, oltre a una tattica di diplomazia. L’investimento cinese e la partecipazione al vertice est-europeo appartengono alla strategia della “Nuova via della Seta” lanciata dai cinesi e volta a creare una rete di infrastrutture per trasporti, comunicazioni, energia come pilastro della politica estera cinese.

La nuova via della seta è il piano di Pechino per riaprire nuove strade commerciali verso Ovest. E l’Europa dell’est diventa un canale di comunicazione importante tra Asia e fianco euro-atlantico. Tanto che Pechino finanzierà una linea ferroviaria a alta velocità per collegare Budapest a Belgrado in tre tre di viaggio contro le otto attuali. E in questo modo, i cinesi allacceranno l’Europa orientale al proto greco nel Pireo dove un’impresa cinese (la Cosco) ha una concessione d’uso trentennale.

Per la Cina il gruppo dei 16 Paesi dell’Europa orientale (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Albania, Bulgaria, Romania) ha un duplice interesse: strategico e economico.

Sotto l’aspetto economico, Pechino punta a entrare nel mercato comunitario perché 11 di quei 16 Paesi sono anche membri dell’Ue. Per la Cina sono uno strumento per espandere le proprie attività commerciali. Inoltre, i cinesi investono in molti di questi Stati per opere infrastrutturali e in settori strategici. Per esempio in Serbia, con cui Pechino ha rapporti molto stretti, è previsto un progetto da 1 miliardo e mezzo di euro per acquistare società strategiche e realizzare una centrale termica. Al’Ungheria sono stati promessi 1 miliardo e 200 milioni di euro, alla Repubblica Ceca oltre 2 miliardi di euro.

Ciò comporta un indebolimento della coesione europea. In particolare, e qui sta l’aspetto strategico, si riduce ulteriormente la prospettiva di un Ue che parli con una sola voce in politica estera. Soprattutto in questioni delicate e interessanti per i cinesi come nella crisi nel Mar Cinese Meridionale.

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