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Se la Turchia lascia la Nato

Se la Turchia lascia la Nato

Se la Turchia lascia la Nato

Cosa succede se Erdogan cambia alleanza militare?

Su Il Fatto Quotidiano del 19 agosto, il generale Fabio Mini fa un’analisi approfondita e interessante dei rapporti attuali tra Stati Uniti e Turchia.

Il Generale parte dal presupposto che l’attuale guerra commerciale tra i due Paesi non sia solo una questione economica. La tensione contiene tutti gli ingredienti che in altri tempi avrebbero scatenato un conflitto vero e proprio.

Da questa crisi, secondo Mini, si vedrà quale dei due Paesi raggiungerà per primo la cosiddetta “soglia di capitolazione“. Probabile che sia la Turchia a capitolare per prima. Ma non si può escludere che anche gli Usa subiranno conseguenze sul piano degli assetti geopolitici regionali. E la stessa sorte potrebbe capitare anche all’Unione Europea.

In particolare, il Generale Mini si sofferma sullo spostamento di campo turco nel quadro delle alleanze militari regionali. Il presidente Recep Tayyp Erdogan ha di recente minacciato di cambiare la sua alleanza storica con la Nato. E i flirt continui, almeno dal 2015, con la Russia di Vladimir Putin e l’Iran di Hassan Rohani fanno pensare che i giri di valzer turchi con altri ballerini si stiano trasformando in una cotta vera e propria.

Ma cosa succede se la Turchia cambia il partner storico della Nato? Secondo Mini, il quadro si farebbe molto più complesso per l’Alleanza Atlantica. Il fianco sud-orientale resterebbe sguarnito. In Turchia ci sono gli avamposti militari Nato più importanti di tutta la regione mediorientale. Due basi militari americane e almeno 15 turche che ospitano mezzi militari e uomini del Patto Atlantico. Se salta la partecipazione di Ankara all’alleanza militare, vengono meno queste strutture. Il rischio sarebbe lasciare spazio a altri raggruppamenti militari, come per esempio a una cooperazione composta da Russia, Turchia, Iran e probabilmente qualche emiro del Golfo (il Qatar per esempio). E a nuove instabilità nell’area caucasica.

In questo quadro, l’isolamento di Israele nella regione crescerebbe con il conseguente aumento della tensione in tutta l’area. Nato e Unione Europea ne uscirebbero più indebolite sia sul versante mediorientale (dove sarebbero scoperti) che su quello mediterraneo (per i rischi di nuovi player che si inserirebbero). Rimane però una questione aperta che l’analisi di Mini non tocca: che senso ha continuare con l’alleato turco che sembra prediligere Mosca e Teheran a Bruxelles e Washington? Ankara manderebbe davvero i suoi uomini a morire per salvare la polacca Danzica? E i segreti militari, le informazioni su strategie e armamenti atlantici di cui la Turchia è in possesso non sono per caso già finite nelle mani dei servizi russi, iraniani o di qualche emiro?

Ovidio Diamanti

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